Ha chiuso al teatro Mercadante le sue repliche, pochi giorni fa, uno spettacolo assai particolare: Solaris, che Andrea De Rosa ha tratto dal romanzo di fantascienza di Stanislaw Lem. Un testo che ha conosciute importanti versioni cinematografiche, prima quella celeberrima di Andrej Tarkovskij, e più recentemente quella firmata da Steven Soderbergh, e che David Greig ha ridotto per la scena. Da qui è partito De Rosa, per la sua versione (di cui il manifesto ha già riferito) che arma sul palcoscenico e sulla metà anteriore della platea una vera galassia spaziale: al centro una grande astronave in grado di aprirsi, mentre i personaggi proiettano la propria scienza e i propri problemi (tra sdoppiamenti ed evocazioni) anche a vicinanza ravvicinata col pubblico: creature superstiti di una grande missione spaziale, o fantasmatiche proiezioni di identità multiple. Insomma uno spettacolo avvincente e perturbante (ovviamente di maggior presa tra i molti cultori delle letture di fantascienza) grazie alla macchina scenica di Simone Mannino sapientemente illuminata da Pasquale Mari. Ma anche all’ottimo cast: Federica Rosellini, Sandra Toffolatti, Giulia Mazzarino e Werner Waas (un tempo regista, ora in una nuova vita di attore, come allo spettacolo si addice). E una commovente partecipazione in video di Umberto Orsini, il comandante scomparso.

LA COSA INCREDIBILE per una rappresentazione di tanto impegno inventivo e produttivo, è che dopo le repliche presso i due teatri nazionali coproduttori, Genova e Napoli, abbia terminato la sua programmazione. Sembra impossibile, con tutte le sciocchezze e le banalità autocontemplative che, schermandosi dietro la fine del lockdown (se sarà poi reale), vengono dappertutto programmate all’impazzata.
Unica consolazione positiva quella che riguarda il regista: proprio in questi giorni Andrea De Rosa è stato scelto come nuovo direttore del Teatro Piemonte Europa, rilevante istituzione pubblica torinese, dove sostituisce Valter Malosti passato a dirigere Emilia Romagna Teatro, da cui Claudio Longhi era migrato a dirigere il Piccolo teatro di Milano. Dopo tutti i travagli che hanno segnato e ritardato queste nomine, si spera che questo gioco dell’oca porti alla fine esiti soddisfacenti. Per il pubblico, innanzitutto.