Continua, da parte del Comitato per la farmacovigilanza dell’Ema (Prac) l’approfondimento dei casi di trombosi segnalati in pazienti che avevano ricevuto la dose del vaccino AstraZeneca. L’Agenzia del farmaco europea ha perciò convocato per il 29 marzo «un gruppo di esperti ad hoc per fornire un contributo aggiuntivo alla valutazione». Nel frattempo, mentre la Danimarca proroga per altre tre settimane la sospensione del siero, in Spagna riprendono le somministrazioni ma solo su soggetti che hanno al massimo 65 anni di età, in Svezia solo a chi ha più di 65 anni, e in Islanda si riprende la vaccinazione con AstraZeneca solo per gli over 70. Insomma, ciascuno in ordine sparso.

Anche se l’azienda anglo-svedese, dopo le critiche degli esperti americani sui numeri «obsoleti» forniti dalla casa farmaceutica, ha inviato agli Usa i dati aggiornati: il vaccino avrebbe un’efficacia del 76% nei casi sintomatici di Covid, del 100% nel prevenire ospedalizzazione e forme gravi della malattia e dell’85% negli anziani over 65. Tra l’altro, relativamente alle dosi di vaccino stivate nello stabilimento italiano di Anagni, la casa farmaceutica ha chiarito in un comunicato che al momento «non sono previste esportazioni se non verso i paesi Covax».

Ma andiamo per ordine. Il comunicato del Prac spiega dunque di aver concluso la sua «revisione preliminare dei casi segnalati di coaguli di sangue, inclusi alcuni molto rari con caratteristiche insolite come un basso numero di piastrine, nelle persone vaccinate con il vaccino Covid-19 di AstraZeneca». L’Ema conferma che «il prodotto non è associato a un aumento del rischio complessivo di trombosi», e che i benefici del vaccino «continuano a superare il rischio di effetti collaterali». Ricorda inoltre che il bugiardino del farmaco è stato aggiornato dopo che la stessa Prac «ha raccomandato di includere maggiori informazioni e consigli per gli operatori sanitari e la popolazione nelle informazioni sul prodotto».

Il 29 marzo però «esperti esterni in ematologia (trombosi ed emostasi), medicina cardiovascolare, malattie infettive, virologia, neurologia, immunologia ed epidemiologia si incontreranno per fornire le loro opinioni al Prac su aspetti quali meccanismi d’azione plausibili, possibili fattori di rischio sottostanti e qualsiasi altro dato aggiuntivo necessario per acquisire una più profonda comprensione degli eventi osservati e del potenziale rischio». Il gruppo di esperti, che includerà anche due rappresentanti dell’opinione pubblica, stileranno un rapporto conclusivo che «insieme a un’ulteriore analisi dei casi segnalati, confluirà nella valutazione in corso del Prac». Il Comitato infine relazionerà le proprie raccomandazioni aggiornate su AstraZeneca durante la riunione plenaria prevista per il 6-9 aprile.

È il pronunciamento che attende la Danimarca che, dopo aver vaccinato con quel siero già 150 mila persone e aver contato un paio di casi avversi trombotici in pazienti il cui legame con il farmaco non risulta accertato, ieri ha prorogato la sospensione delle somministrazioni per altre tre settimane perché il governo sostiene che il possibile collegamento non è stato ancora escluso del tutto. In Svezia invece il direttore generale della Sanità Carlson ha spiegato: «Non abbiamo rilevato rari e seri effetti collaterali tra gli anziani. In base a queste premesse rimuoviamo la sospensione per le persone che hanno più di 65 anni».

Quanto ai vaccini stivati nello stabilimento di Anagni (si tratta di 2 milioni e 900 mila fiale di siero AstraZeneca, pari a 29 milioni e 200 mila dosi) in uno “statement” l’azienda chiarisce che «13 milioni di dosi di vaccino sono in attesa che il rilascio del controllo di qualità venga inviato a Covax come parte dell’impegno dell’azienda a fornire milioni di dosi ai paesi a basso reddito». Altri 16 milioni di dosi sono in attesa per essere spediti in Europa e «circa 10 milioni di dosi saranno consegnate nei paesi dell’Ue durante l’ultima settimana di marzo e il saldo sarà consegnato in aprile».

I Nas, che controllano il quantitativo rinvenuto nello stabilimento Catalent di Anagni (secondo l’azienda era lì per essere infialato), però indagano ancora per «verificare che le dosi che escono siano effettivamente quelle che devono uscire sulla base delle ordinazioni». A sera il ministro della Sanità britannico Hancock ha di nuovo ricordato che «Bruxelles ha un contratto fondato sulla clausola del massimo sforzo, noi un accordo in esclusiva. E il nostro contratto prevale sul loro: si chiama diritto contrattuale, è molto chiaro».