Il parere scientifico è chiaro: «Il tasso di segnalazione delle trombosi venose intracraniche e in sede atipica in soggetti vaccinati con Vaxzevria (AstraZeneca, ndr) è in linea con quanto osservato a livello europeo (1 caso ogni 100.000 prime dosi somministrate, nessun caso dopo seconda dose), prevalentemente in persone con meno di 60 anni», scrive l’Aifa nel quinto Rapporto sulla sorveglianza dei vaccini pubblicato ieri. Quella che manca però è la decisione politica: cosa fare delle dosi acquistate dei vaccini Astrazeneca e Johnson & Johnson, se non andassero più somministrate agli under 60, considerando anche il mutato quadro epidemiologico? E come organizzare la ripresa del turismo senza gli Open day, a cui i giovani stanno rispondendo con tanto entusiasmo? Come riorganizzare tutta la campagna, e cosa fare con chi ha già avuto la prima dose con reazioni avverse? Questioni complesse, che non possono trovare risposta nella sola disamina scientifica dei dati.

IERI IL CTS DELL’AIFA ha parlato chiaro al governo: il parere tecnico sulla somministrazione dei vaccini a vettore adenovirale è stato consegnato solo al ministero della Salute perché questa volta «sarà il ministro a pieno titolo a dire quale sarà la decisione», come ha anticipato il componente del Cts, Giorgio Palù, presidente dell’Aifa. Al ministro Roberto Speranza, il Comitato ha chiesto linee guida chiare e precise, senza usare locuzioni quali «in via preferenziale», per la somministrazione dei due sieri che finora sono stati inoculati prevalentemente a persone sopra i 60 anni tranne che nella provincia autonoma di Trento, in Toscana, Abruzzo, Lazio e Sicilia. Ieri, dopo la morte della ragazza diciottenne di Sestri Levante ricoverata per trombosi in seguito alla vaccinazione con AstraZeneca, la Sicilia ha fermato la somministrazione del siero agli under 60. Il ministro Speranza però ha rinviato la decisione tanto attesa ad oggi.

QUALCOSA AVEVA GIÀ detto ieri mattina, comunque, rispondendo al Question time in Senato. Premettendo che, fino al mese di marzo 2021, secondo il Comitato per la valutazione del rischio in farmacovigilanza dell’Ema i benefici di AstraZeneca restavano «complessivamente superiori ai rischi», e che «gli eventi trombotici venosi in sedi inusuali associati a livelli bassi di piastrine dovessero essere elencati come effetti indesiderati molto rari», Speranza ha ricordato che il suo ministero il 7 aprile scorso, facendo proprio il parere del Cts, «ha raccomandato un uso preferenziale di questo vaccino nelle persone di età superiore a 60 anni». Poi, di nuovo, a fine aprile l’Ema e l’Aifa hanno «ribadito che il profilo beneficio-rischio risulta progressivamente più favorevole all’aumentare dell’età. L’effetto – aggiunge Speranza – è tanto più marcato in una condizione di diminuita incidenza dell’infezione in quanto vengono a ridursi i rischi di malattia grave Covid-19». E infatti il quadro attuale italiano, grazie alla campagna di vaccinazione che «ha superato le 40 milioni di dosi somministrate», è quello che l’Ema cataloga come scenario di “contagio basso”.

IL REPORT PUBBLICATO ieri dall’Aifa con i dati raccolti fino al 26 maggio, quando risultavano «somministrate 32.429.611 dosi di vaccino di cui Comirnaty (Pfizer, ndr) per il 68,7%, Vaxzevria per il 20,8%, Moderna per il 9% e Janssen (J&J, ndr) per l’1,5%», annota 66.258 segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate: 204 ogni 100.000 dosi somministrate. «Come emerso nei precedenti Rapporti – si legge nel documento – la distribuzione delle segnalazioni per tipologia di vaccino ricalca quella delle somministrazioni (Comirnaty 71,8%, Vaxzevria 24%, vaccino Moderna 3,9% e vaccino Janssen 0,3%)». Il tasso di segnalazione più alto si attesta nella fascia d’età tra i 20 e i 39 anni ma «l’età media delle persone che hanno avuto un sospetto evento avverso è 48 anni», e per la maggior parte dei casi l’effetto collaterale avverso avviene dopo la prima dose. «Nell’83% dei casi, nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo, e solo più raramente l’evento si è verificato oltre le 48 ore successive».

Si registra ancora un incremento delle segnalazioni (+18%), ma «di minor entità rispetto al considerevole aumento del numero di somministrazioni (+78%)». Le reazioni gravi «corrispondono al 10,4% del totale, con un tasso di 21 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose somministrata (1a o 2a dose) e dal possibile ruolo causale della vaccinazione. I tassi di segnalazione degli eventi gravi dei singoli vaccini sono 18 (Comirnaty), 13 (Moderna), 36 (Vaxzevria) e 4,6 (Janssen) ogni 100.000 dosi somministrate».

IN SOSTANZA, riassume statisticamente il report dell’Aifa, «il tasso di segnalazione delle trombosi venose intracraniche e in sede atipica in soggetti vaccinati con Vaxzevria è in linea con quanto osservato a livello europeo (1 caso ogni 100.000 prime dosi somministrate, nessun caso dopo seconda dose), prevalentemente in persone con meno di 60 anni».

Riguardo la distinzione di sesso, il quinto rapporto spiega che «a fronte di una esposizione del 56% delle dosi somministrate nel sesso femminile e del 44% nel sesso maschile, il 74% delle segnalazioni riguarda le donne, con un tasso di segnalazione di 272/100.000 dosi somministrate, e il 25% gli uomini, con un tasso di segnalazione di 116/100.000 dosi somministrate, indipendentemente dalla dose e dal vaccino somministrati». Ed è un andamento osservabile anche negli altri Paesi europei.