Il braccio di ferro tra la Commissione europea e AstraZeneca è arrivato in tribunale. Ieri, a Bruxelles – perché il contratto è di diritto belga – c’è stata la prima udienza, dopo la denuncia della Ue del 26 aprile scorso. La sentenza arriverà tra qualche settimana. La disputa gira attorno all’interpretazione della frase «migliori sforzi ragionevoli», contenuta nel contratto, che la casa farmaceutica si era impegnata a rispettare nei confronti della Ue. Il contratto firmato con la Ue era di 300 milioni di dosi per il 2021, con un’opzione per altri 100 milioni, a cui la Commissione ha di recente rinunciato, a causa dello scontro in corso. Nei fatti, sono state consegnate finora solo 50 milioni di dosi, 30 milioni nel primo trimestre, con la promessa di fornirne altri 70 milioni nel secondo, invece dei 180 milioni pattuiti per i primi sei mesi di quest’anno.

LA UE ACCUSA AstraZeneca di «violazione flagrante» del contratto e chiede un mega-risarcimento: 10 euro a dose per ogni giorno di ritardo, a partire da metà giugno, più una multa di 10 milioni di euro per ogni violazione del contratto che i giudici belgi potranno accertare. La Ue afferma che questi ritardi hanno avuto conseguenze nefaste sulla campagna di vaccinazione, che è stata rallentata nei 27 paesi membri, visto che il vaccino di Oxford è uno dei quattro autorizzati dall’Ema, l’agenzia europea del farmaco. La Ue sottolinea che AstraZeneca ha ricevuto fondi europei per sviluppare il vaccino. L’ultima promessa di AstraZeneca – fornire le dosi pattuite entro dicembre – non è accettata dalla Ue, «con un ritardo di sei mesi, è ovviamente un fallimento», afferma uno degli avvocati, Raphaël Jafferali, durante la prima udienza. «AstraZeneca non ha nemmeno tentato di rispettare il contratto», secondo il legale. 39 milioni di dosi prodotte in Gran Bretagna, 10 milioni negli Usa e un milione dalla fabbrica olandese Halix (che produce in subappalto), per un totale di 50 milioni di dosi, avrebbero dovuto arrivare nella Ue, mentre sono invece state “dirottate” verso altri mercati.

AstraZeneca ha ammesso tempo fa a fatica che il contratto con la Gran Bretagna prevedeva una priorità per il mercato britannico, «era nel contratto» ha detto ieri l’avvocato della difesa, Hakim Boularbah, molto reputato a Bruxelles. Sembra che delle dosi siano state dirottate anche in Giappone. Il problema è che i contratti con le case farmaceutiche sono poco trasparenti, anche la divulgazione richiesta dal Parlamento europeo è stata parziale e piena di omissis, in nome della protezione della segretezza degli affari. La clausola «migliori sforzi ragionevoli implica delle flessibilità» ha insistito l’avvocato Jafferali, «AstraZeneca non ha utilizzato tutti gli strumenti a sua disposizione». Per il produttore anglo-svedese queste accuse sono «senza fondamento». Boularbah, ha affermato ieri che «non c’è obbligo di utilizzare dei siti di produzione: forse è ciò che auspica la Commissione, ma non è previsto nel contratto». Per l’avvocato, che ha ricordato che AstraZeneca vende i vaccini «a prezzo di costo» e quindi «in gioco non c’è una questione finanziaria», «è choccante l’accusa di aver venduto due volte le stesse dosi».

IL DIRETTORE GENERALE di AstraZeneca, Pascal Soriot, ha cercato nei giorni scorsi di spegnere l’incendio: «Se guardiamo il bicchiere mezzo pieno, abbiamo consegnato 400 milioni di dosi a livello mondiale e salvato decine di migliaia di vite». AstraZeneca mette in avanti le difficoltà di produzione dei vaccini, di “rendimento” dei siti. Ma questa giustificazione risponde soltanto all’accusa di “lentezza” nelle consegne, non a quella della “priorità” delle destinazioni, su cui insiste anche la Ue.

LA COMMISSIONE ha rinunciato all’opzione di 100 milioni di dosi di AstraZeneca anche perché è cresciuta tra i cittadini europei una diffidenza verso questo vaccino, a causa dei rari casi di trombosi, che hanno spinto la maggior parte dei paesi a riservarlo a determinate categorie di età. Nella Ue, la Danimarca è stato il primo paese a escluderne l’utilizzo. «13 milioni di dosi non sono state ancora utilizzate nella Ue» ha detto Boularbah, «oggi l’urgenza è vaccinare la popolazione mondiale».