Spiega Ilvo Diamanti che l’astensionismo come fenomeno prevalentemente di centrodestra potrebbe essersi manifestato l’ultima volta esattamente dieci anni fa. Elezioni europee del 2004, Forza Italia – con Berlusconi malfermo al governo – tocca uno dei suoi punti più bassi (quel venti per cento che oggi sembra un miraggio) in coincidenza con una bassa affluenza al voto. Due anni dopo, alle politiche, l’affluenza naturalmente sale (di dieci punti) e Forza Italia recupera quasi tutti i suoi voti. «In quel momento e da allora in poi – dice il presidente della società italiana di studi elettorali – c’è stata una sorta di inversione nell’astensionismo. È cresciuto come scelta consapevole, è diventato il voto di chi non vota. Come tale penalizza principalmente il centrosinistra e la sinistra».

Galeotto fu il secondo governo Prodi, quello della maggioranza rissosa e impossibile dell’Unione: sarebbe quella la causa della disaffezione a sinistra. Evidentemente mai più recuperata, ma è storia lunga. Più urgente chiedersi quanto colpirà, o rischia di colpire, l’astensionismo prossimo. Quello che secondo tutte le previsioni si avvia a essere il grande protagonista domenica prossima.
I sondaggi, l’ultimo giorno in cui potevano essere pubblicati – dieci giorni fa – hanno lasciato l’astensionismo previsto in cima a una vetta altissima, tra il 45% e il 55% degli elettori italiani potrebbe disertare il seggio. Previsioni italiane in linea con quelle europee, malgrado un’altra forma di protesta come il voto agli euroscettici o populisti generalmente intesi avrebbe potuto, almeno in teoria, limitare il fenomeno.

Anche l’affluenza di cinque anni fa, 66 per cento alle europee del 2009, appare così irraggiungibile. A meno che, spiega il direttore di Ipr Marketing Antonio Noto, «non accada qualcosa di simile al gran finale dell’anno scorso, quando nell’ultima settimana prima delle elezioni politiche gli italiani che hanno deciso di andare a votare sono aumentati in media dell’1 per cento al giorno». Settimana di fuoco, quella, dal punto di vista della campagna elettorale; non che questa si annunci fredda. Con gli ultimi giri televisivi che, secondo il presidente dell’istituto Swg Maurizio Pessato, saranno decisivi anche considerando che «le europee sono meno sentite rispetto alle politiche e quindi l’elettore tende a decidere più tardi».

Secondo Roberto Weber questa volta. ancora, l’astensionismo colpirà tanto a destra che a sinistra. Ma il Pd potrebbe alla fine ricavarne un vantaggio «visto che il prezzo più alto l’ha già pagato alle elezioni politiche del 2013 e adesso può contare su un elettorale abbastanza consolidato». Assai più fluido l’elettorato grillino, su questo concordano tutti: «Il Movimento 5 stelle perderà metà dei suoi elettori e ne guadagnerà altrettanti», prevede Noto.

In questi ultimi giorni Grillo andrà alla caccia del voto degli ultra cinquantenni, dice Weber, che così spiega tanto le spregiudicate riletture storiche quanto il convenzionale passaggio a Porta a Porta. Per il sondaggista triestino, ora alla guida dell’istituto IXé, a rischiare di essere penalizzata dall’astensionismo è proprio la lista Tsipras. Che era partita assai bene nei suoi sondaggi (ma in generale in tutti i sondaggi) per poi flettere al basso, con qualche segnale però di recupero oltre la soglia di sbarramento sul finale. «Decidere di votare la lista per L’Altra Europa non è intesa come una scelta di rottura, per quello c’è Grillo», sostiene Weber. Che se la sente di smentire il ragionamento che pure circola fra i dirigenti della sinistra sullo «zoccolo duro» destinato a pesare percentualmente di più in presenza di una forte astensione. «Nei nostri sondaggi – dice Weber – non abbiamo intercettato la presenza di un elettorato consolidato a sinistra del Pd».

Dunque il rischio è massimo. Noto colloca la lista Tsipras tra quelle che saranno prevedibilmente più penalizzate dalla scarsa affluenza, dopo Forza Italia e Scelta europea. A godere dell’astensionismo, conferma, dovrebbero essere solo Grillo e Renzi (perché tutti i sondaggisti parlano dei leader, e i partiti seguono). Previsione confermata da Diamanti, perché «il voto per la lista Tispras è un voto molto politico e per nulla antipolitico». Quella scelta «esprime molta più appartenenza che protesta». Ed è qui che l’astensionismo può colpire duro.