Il primo blocco autostradale concluso senza alcun incidente e con l’applauso dei manifestanti alle forze dell’ordine. La vertenza Ast Terni tocca picchi opposti: la civiltà dei lavoratori – e degli automobilisti rimasti bloccati – e l’ottusità di una proprietà che va avanti a provocazioni e viene ormai considerata inattendibile perfino dallo stesso governo.

La decisione di bloccare l’autostrada era stata presa all’assemblea dei lavoratori tenuta in mattinata al presidio di viale Brin, sede dell’Acciaierie speciali Terni. La due giorni di trattativa a Roma infatti si era conclusa in modo assolutamente deludente. Alla faccia delle dichiarazioni di Graziano Delrio («La soluzione della vertenza è a portata di mano»), l’amministratore delegato Ast Lucia Morselli si era nuovamente rimangiata tutte le aperture fatte la settimana scorsa. Invece di un nuovo piano industriale, aveva di fatto ripresentato quello di luglio – che prevedeva 550 esuberi su 2.200 dipendenti – con pochissime concessioni. Il rinvio del nuovo incontro a martedì prossimo aveva mandato su tutte le furie i lavoratori, esasperati dalle provocazioni della Morselli – buona ultima l’aver saldato con piastre i cancelli dell’acciaieria per impedire che l’assemblea si tenesse all’interno – che avevano deciso di occupare l’autostrada del Sole nella vicina Orte, dove sono arrivati poco dopo l’una e un quarto.

«Avevamo deciso di occupare domani (oggi, ndr) poi però abbiamo capito che dovevamo dare un segnale subito – racconta Danilo Tonelli, operaio e rappresentante sindacale – . Ci siamo spostati in 5-600 con le nostre macchine fino ad Orte e anche se non avevamo il permesso le forze dell’ordine hanno capito la gravità della nostra situazione, permettendoci di bloccare l’autostrada». Fra i manifestanti anche parecchi dipendenti dell’Ilserv, l’azienda dell’appalto che ha subito per prima i tagli della Morselli – 200 lavoratori in cig a zero ore – e il mancato impegno di prorogare fino alla fine dell’anno almeno alcuni appalti. «Abbiamo deciso di bloccare l’autostrada in entrambe le direzioni ma di lasciare comunque aperto una corsia per far passare le ambulanze e le automobili con bambini e chi aveva realmente bisogno», racconta Danilo.

Dopo quasi quattro ore di silenzio e nove chilometri di coda prodotta dal blocco, alle 16,53 il governo batteva finalmente un colpo. Il ministero dello Sviluppo economico decideva di anticipare ad oggi alle 16 il tavolo impresa-sindacati. La notizia arrivava al presidio di Orte. «Abbiamo festeggiato subito anche con gli automobilisti. Prima di lasciare l’autostrada però abbiamo deciso di applaudire le forze dell’ordine. A differenza di quanto accaduto a Roma con le manganellate che abbiamo preso, questa volta i poliziotti hanno agito magistralmente», sottolinea Danilo.

I lavoratori sono tornati a viale Brin al presidio – e allo sciopero – che va avanti dal 23 ottobre, e dunque ininterrottamente da tre settimane. «Nonostante tutto quello che ci è successo in queste settimane, siamo ancora uniti e compatti e le provocazioni della Morselli non riusciranno a dividerci – sottolinea Danilo – . Domani (oggi, ndr) non faremo pullman per Roma ma parecchi di noi andranno autonomamente sotto il ministero».

«Con il blocco abbiamo ottenuto quello che volevamo – commenta Gianni Venturi, il sindacalista Fiom rimasto in ospedale tre giorni dopo le manganellate della scorsa settimana – . Ora speriamo che il governo finalmente imponga all’azienda di cambiare realmente il piano industriale. La vertenza può essere sbloccata solo dal punto di vista politico e finora il governo, oltre agli auspici ottimistici, non ha fatto niente».

Lunedì a Monaco si terrà poi un importante incontro fra i sindaati italiani, quelli tedeschi della potente Ig Metall e la proprietà tedesca. Fim, Fiom e Uilm sperano di convicere la Thyssen a rimuovere Morselli o a farle cambiare nettamente comportamento. «Ci dicono che la Thyssen non conosce neanche le nostre proposte, fatte per venire incontro alle loro richieste», spiega Venturi. La Morselli fa perfino controinformazione.