Dopo 29 ore di camera di consiglio, Jeronimo Yanez, il poliziotto che l’anno scorso a Minneapolis uccise Philando Castile, un afroamericano di 32 anni, è stato assolto.

La morte di Castile fu ripresa dalla fidanzata in un video diffuso su Facebook. Il caso scatenò proteste in Minnesota e in tutti gli Stati Uniti facendo parlare ancora una volta di Black Lives Matter e delle facili uccisioni di afroamericani da parte della polizia.

Secondo Yanez, la vittima aveva cercato di estrarre un’arma. In realtà Castile aveva comunicato al poliziotto di possedere una pistola regolarmente accompagnata da porto d’armi, ma a quanto pare il secondo emendamento è valido solo per i bianchi e Castile è stato ucciso all’interno della sua auto, al fianco della sua fidanzata e della figlia di 4 anni di lei.

Dopo la notizia dell’assoluzione migliaia di manifestanti sono scesi in corteo per una marcia di protesta diretta verso la Cattedrale di San Paul. I manifestanti hanno bloccato per ore il traffico ferroviario. Al corteo hanno partecipato, ancora una volta, persone di tutte le razze.

«Non bisogna essere neri per sentirsi oltraggiati», si è spesso letto su i cartelli delle manifestazioni di Black Lives Matter, e questo è stato un vero oltraggio per tutti i militanti per le libertà civili degli afroamericani; l’amministrazione della città di Sant’Antonio ha annunciato il licenziamento di Yanez, nonostante la sua assoluzione, ma si parla di un licenziamento in confronto ad un omicidio.

«Il punto qui – ha detto la madre di Castile – è che mio figlio è stato ammazzato e continuerò ad usare questo termine, perché anche se sei onesto, anche se dici la verità, anche se non fai nulla di male, puoi essere ammazzato. Molte persone sono morte per garantirci dei diritti, ma noi stiamo regredendo, stiamo tornando al 1969: cos’altro deve accadere? Sono folle di rabbia».