L’ex presidente Laurent Gbagbo è atterrato in Costa d’Avorio con un volo da Bruxelles nel tardo pomeriggio di giovedì, dopo un’assenza di dieci anni, accolto dai suoi sostenitori al grido di «Akwaba (benvenuto, ndr) Monsieur le Président!».

UNA FOLLA IMPONENTE che ha cercato di raggiungere l’aeroporto internazionale “Boigny”, dove sono scoppiati scontri con le forze dell’ordine messe a protezione degli accessi, riservati ai soli esponenti del suo partito: il Fronte popolare ivoriano (Fpi).

Le modalità di accoglienza erano state al centro delle recenti trattative tra il governo che chiedeva un rientro «visibile, discreto e senza trionfalismo» e il suo partito che ha voluto un percorso in auto «in mezzo al popolo», fino al quartier generale di Attoban, nel nord della città.

Avversario, presidente, prigioniero: Laurent Gbagbo, 76 anni, durante la sua carriera politica ha attraversato fasi di gloria e rovina che non hanno indebolito la sua popolarità tra la gente, anche se per i suoi avversari resta lui «la causa delle migliaia di morti della guerra civile».

PRESIDENTE DAL 2000 AL 2011, Gbagbo è potuto rientrare nel suo Paese grazie all’assoluzione incassata a fine marzo dalla Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aia «per crimini contro l’umanità» commessi durante la crisi post-elezioni (2010- 2011) in cui morirono oltre 3mila persone. Una crisi nata dal suo rifiuto di ammettere la vittoria, nelle presidenziali del 2010, del suo avversario politico di sempre, Alassane Ouattara.

Il suo potere decennale si è concluso con l’umiliante cattura dell’11 aprile 2011 nel suo bunker di Abidjan da parte delle truppe fedeli a Ouattara con forze statunitensi e francesi intervenute su mandato Onu, e con la consegna alla Cpi, dove è rimasto in detenzione fino al dicembre 2018. Durante le udienze all’Aja ha voluto rivelare la sua “verità”, dichiarandosi «vittima di un complotto della Francia che ha fatto di tutto per preservare i suoi interessi coloniali in Costa d’Avorio», uno tra i paesi più ricchi dell’area e tra i maggiori produttori di cacao al mondo.

PROVENIENTE DA UN AMBIENTE modesto e socialista, Gbagbo si è infatti sempre presentato come «colui che ha voluto la rottura con l’eredità coloniale francese», al contrario dei suoi avversari molto più in sintonia con le volontà della comunità internazionale, Francia in primis. La sua popolarità è legata anche a una forte capacità comunicativa, in contrasto con gli altri due pesi massimi della politica ivoriana, Alassane Ouattara, 79 anni, e l’ex presidente Henri Konan Bédié, 86.

Il rientro di Laurent Gbagbo, considerato come un gesto di riconciliazione voluto da Ouattara, avviene «senza alcuno spirito di vendetta, ma con l’obiettivo di partecipare alla politica di concordia nazionale in un paese ancora devastato dalla violenza politico-etnica», come recentemente dichiarato da lui stesso.

La violenza ha segnato anche le presidenziali del novembre 2020, con l’elezione di Ouattara per un controverso terzo mandato, dopo il boicottaggio delle opposizioni e almeno 40 morti negli scontri pre e post elettorali.

Resta il timore che il suo rientro possa destabilizzare ulteriormente una situazione già fragile a causa anche della possibile minaccia jihadista nel Paese che, nelle scorse settimane, ha causato la morte di 5 militari nelle zone settentrionali di confine con il Burkina Faso.

DURANTE I FESTEGGIAMENTI l’ex presidente, visibilmente stanco e provato dopo una lunga giornata di tensione, ha dichiarato di «essere felice di ritrovare la Costa d’Avorio e l’Africa» e ha ricordato «tutti i morti della guerra civile».