Assolti perché non c’è idonea prova che abbiano commesso il fatto contestato. È la sentenza pronunciata dopo quattro ore di camera di consiglio dalla giudice monocratica del tribunale di Lanusei, Nicole Serra, nei confronti degli otto comandanti che hanno guidato il Poligono sperimentale di addestramento interforze di Salto di Quirra, a Perdasdefogu, dal 2002 al 2010.

Erano accusati di omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri per non aver interdetto le aree dove si svolgevano brillamenti e lanci di missili e dotato il personale delle necessarie protezioni. L’assoluzione per i «veleni di Quirra» è stata emessa nei confronti dei generali Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi e Paolo Ricci, comandanti del poligono interforze del Salto di Quirra, e degli ufficiali Gianfranco Fois e Francesco Fulvio Ragazzano, a capo del distaccamento a mare di Capo San Lorenzo. Solo alcuni di loro erano presenti ieri in aula.

«LEGGEREMO le motivazioni della sentenza per valutare una eventuale impugnazione – dice il pm Biagio Mazzeo subito dopo il verdetto – Nel merito posso dire che mi dispiace che non ci siano colpevoli per certe illiceità che noi riteniamo provate: il disastro ambientale, le malattie e gli infortuni derivanti dalle attività del poligono».

Difficile che il pubblico ministero presenti appello, perché i reati contestati agli ufficiali vanno in prescrizione tra appena un anno e mezzo.

E mentre i comandanti militari di Quirra vengono assolti, il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Cagliari accoglie la richiesta del sostituto procuratore Guido Pani e rinvia a giudizio 43 dei 45 indagati dalla Digos nell’inchiesta seguita a diverse manifestazioni di protesta davanti ai cancelli delle basi di Capo Frasca, di Quirra e di Decimomannu tenutesi tra il 2014 e il 2017.

LA DATA DI INIZIO del processo è fissata per il prossimo 6 dicembre. Per cinque imputati la direzione distrettuale anti-terrorismo ipotizza una presunta associazione eversiva a carattere anarco-insurrezionalista.

I reati più gravi sono contestati dal pm Pani a Roberto Bonadeo e a Valentina Maoret, 33 e 37 anni, considerati promotori di una «associazione con finalità di terrorismo e eversione dell’ordine democratico». Lo stesso reato – anche se non sono ritenuti organizzatori e quindi con le attenuanti del caso – è ipotizzato per Gianluca Berutti (40 anni), Marco Desogus (26) e Davide Serra (27).

Dura la presa di posizione di «A foras», l’associazione che raccoglie le sigle antimilitariste sarde, che in un comunicato spiega: «Non siamo certamente sorpresi dalla decisione del tribunale di Cagliari, che conferma la natura politica dell’indagine contro i militanti no basi. La contestazione del reato associativo, come se gli attivisti fossero mafiosi e non militanti politici, indica che il vero obiettivo del processo non è quello di far luce sui singoli reati che gli indagati avrebbero commesso, tutti da dimostrare peraltro».

«L’OBIETTIVO – AGGIUNGE A foras – è quello di mettere sotto accusa e disperdere un movimento che gode di una diffusa simpatia popolare e che negli ultimi anni aveva rialzato la testa proprio a partire dalla grande manifestazione di Capo Frasca del 2014, data di avvio dell’inchiesta. Questo processo vuole spaventare i sardi con una chiara minaccia: chi lotta contro le basi e contro l’occupazione militare della Sardegna è un terrorista eversore. Il movimento però non si farà intimorire e risponderà sul piano politico, a cominciare dal 6 dicembre, giorno per cui è stata fissata la prima udienza».