Pronti via. Arrestato un deputato in Sicilia. Il primo della nuova legislatura, neanche cominciata. Un record assoluto. Nessuno nel Parlamento più antico d’Europa ricorda un precedente del genere in settant’anni di autonomia. Cateno De Luca era nella black-list consegnata prima del voto dal M5S alla commissione Antimafia, che sta ancora verificando le posizioni di 22 «impresentabili», molti candidati nelle liste del centrodestra, alcuni dei quali eletti. Una truppa da 97 mila voti, buona parte portati in dote a Nello Musumeci (centrodestra) che ha vinto la sfida con Giancarlo Cancelleri (M5S) con uno scarto di 108 mila preferenze.

DE LUCA, 5.418 VOTI nella lista dell’Udc, è stato ammanettato appena 48 ore dopo avere conquistato uno dei settanta scranni di sala d’Ercole. Non ha avuto neppure il tempo di festeggiare, se è vero, come dice in un video postato su Fb mentre è ai domiciliari, che «un personaggio politico appartenente alla massoneria e con una stretta parentela con un magistrato» gli aveva riferito con due giorni d’anticipo che gli avrebbero notificato il provvedimento cautelare. Associazione a delinquere finalizzata a un’evasione fiscale da un milione e 750 mila euro l’accusa che gli viene mossa. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Messina, è cominciata 4 anni fa e la misura cautelare è stata firmata dal Gip due giorni prima dell’apertura delle urne.
Per gli inquirenti, al centro della maxi-evasione ci sarebbe il Caf Fenapi, una Srl che farebbe capo proprio a De Luca . La frode si sarebbe sviluppata attraverso il trasferimento di materia imponibile dal Caf alla Federazione nazionale Fenapi, in virtù del regime fiscale di favore applicato a quest’ultima, determinando un notevole risparmio di imposta.

«TUTTO QUESTO ACCADE dopo che ho annunciato la mia candidatura a sindaco di Messina», reagisce l’ex sindaco di Fiumedinisi (Me), coinvolto in passato in diverse indagini. Ben 15 procedimenti penali collezionati «ma in 14 casi sono uscito pulito con l’assoluzione o l’archiviazione», si difende mentre si mostra nel video con indosso un pigiama e una vestaglia bordeaux tanto da costringere i suoi legali a chiedergli di non utilizzare i social essendo in regime di detenzione seppure nella sua abitazione. Proprio oggi De Luca dovrebbe comparire all’udienza del processo dove è imputato per presunte speculazioni edilizie a Fiumedinisi. Deve rispondere di concussione, falso e abuso d’ufficio: il politico avrebbe stravolto il contratto di quartiere per favorire i progetti delle imprese edilizie di famiglia. A processo anche suo fratello, titolare di aziende edili, alcuni componenti della giunta comunale dell’epoca e della commissione edilizia, funzionari comunali e Carmelo Satta, ex sindaco di Alì (Me), amministratore del Caf Fenapi arrestato anche lui nell’inchiesta sull’evasione fiscale.

Alla fine dello scorso anno, dopo che la pm Liliana Todaro aveva formulato la richiesta di condanna a 5 anni, Carlo Taormina, legale di De Luca, aveva presentano una istanza di ricusazione del collegio, perché ritenuto «condizionato». Ma la ricusazione era stata rigettata.

IMMEDIATA LA POLEMICA politica. Per la presidente dell’Antimafia Rosy Bindi, «è un fatto gravissimo». Ammette che quello di De Luca «era un nome non solo segnalatoci dal candidato Cancelleri, ma anche dalla prefettura e dalla procura». La vicenda, commenta, «è l’ennesima dimostrazione che gli strumenti di cui disponiamo per tutelare l’elettorato attivo e passivo sono insufficienti» e «non solo per i tempi lasciati a disposizione delle commissioni elettorali per valutare la regolarità della situazione giuridica dei candidati, in base alle leggi, e in particolare alla legge Severino. Forse esiste anche una contraddizione all’interno della stessa legge per la distinzione tra incandidabilità ed ineleggibilità», osserva Bindi. Perché «chi è candidabile ma non eleggibile comunque droga il risultato delle elezioni: il consenso raccolto, anche nel caso in cui la persona di fatto ineleggibile non venisse eletta, interviene ad alterare il risultato. Il legislatore deve intervenire», è il messaggio a governo e parlamento.

De Luca non è il solo «impresentabile» eletto. Ce l’ha fatta anche Marianna Caronia (Fi), indagata dalla Procura di Trapani nell’ambito dell’inchiesta per corruzione che coinvolge l’armatore della Liberty Lines e che ha costretto alle dimissioni da sottosegretaria Simona Vicari (Ap) per avere ricevuto proprio dall’imprenditore un rolex dopo aver promosso un emendamento su sgravi fiscali per il trasporto.

NON È INDAGATO ma è finito nella «black list» in quanto figlio di Francantonio Genovese, il ras della formazione professionale arrestato, il giovane Luigi Genovese, eletto con oltre 17mila preferenze. Entra in Parlamento anche Giovanni Cafeo (Pd) indagato per turbativa d’asta. Non ce l’hanno fatta Riccardo Pellegrino (Fi) col fratello a processo per mafia, Gionata Ciappina (M5S) condannato a 2 anni per reato militare e Antonello Rizza, recordman per capi d’imputazione: 22.