Il 18 marzo, a due settimane dal voto, Potere al popolo aveva chiamato a raccolta i sostenitori a Roma per rilanciare l’attività sui territori dopo i 373mila volti raccolti alle politiche. «L’appello a organizzare il mutualismo sui territori è stato raccolto – spiega Matteo Giardiello -. Sono state aperte cinque Case del popolo, sono nati sportelli legali, di assistenza al lavoro, per i migranti. Il 12 maggio saremo a Roma con la comunità palestinese, il giorno dopo con l’Usb andremo davanti al parlamento contro le disuguaglianza sociali. A fine mese ci sarà un appuntamento importante in vista delle prossime sfide».

A Napoli all’Ex Opg Je so’ pazzo, dove il percorso è cominciato, il 26 e 27 si terrà l’assemblea nazionale: quattro i tavoli dedicati a Europa, lavoro, welfare ambiente ma, soprattutto, si discuterà di come strutturare Pap. «Distribuiremo un manuale su come organizzare il mutualismo – prosegue Matteo -, uno strumento operativo per illustrare come si organizza ad esempio un ambulatorio popolare. Soprattutto, decideremo come costruire la nostra organizzazione in modo inclusivo, democratico ed efficace sul piano della decisione. Le assemblee territoriali restano sovrane, il legame con le comunità è il centro del nostro progetto: senza pratiche non c’è politica. Ma è necessario anche sviluppare una piattaforma web per mettere in connessione le diverse realtà. Come sarà strutturata lo deciderà l’assemblea».

A giugno partirà la campagna di tesseramento che porterà all’assemblea costituente del movimento politico a fine settembre: quella sarà la sede per votare la struttura di coordinamento, i portavoce, il programma e lo statuto. In estate, ci sarà un campeggio («servirà a conoscerci e fare seminari»). L’intenzione è raggiungere i territori dove il lavoro di Potere al popolo non è ancora arrivato. E poi ci sono le amministrative di primavera e, nel 2019, le europee: «Per le amministrative – prosegue Matteo – ci saranno nostri candidati dove ci sono le condizioni. Per le Europee, Pap ha aderito all’appello di Lisbona per una ’rivoluzione democratica’ lanciato da France Insoumise, Podemos e Bloco de Esquerda portoghese». L’appello invoca la costruzione di «un movimento politico internazionale, popolare e democratico per organizzare la difesa dei nostri diritti».

Per Pap una possibilità di cambiare le condizioni sociali è ricominciare dalle Case del popolo, il modello di riferimento resta l’Ex Opg: restituire alla comunità che vive nel quartiere uno spazio che le era negato, riempiendolo però di attività sociali che aiutino nelle vertenze ma anche suppliscano alle carenze del welfare, mettendo dentro cultura e socialità. Il primo maggio erano a Napoli a protestare contro il lavoro nero, l’avvocato Marzia Pirone spiegava: «Con lo sportello legale dell’Ex Opg abbiamo iniziato ad aiutare i ragazzi sfruttati dalle attività commerciali che ruotano intorno ai servizi al turismo. Poi sono arrivati da noi i ragazzi dello sportello migranti che, oltre al problema dei documenti, vengono anche sfruttati, spesso negli stessi Cas. Poi sono arrivati quelli che si erano rivolti all’ambulatorio per un infortunio sul lavoro. Abbiamo messo su un team che copre tutta la complessità del fenomeno, cercando di difendere i diritti di tutti, napoletani e migranti».

A Roma, zona Tiburtina, c’è la Casa del popolo San Romano, nata sotto la spinta di Pap: «L’avevamo utilizzata come comitato elettorale – spiega Matteo -, ora è un luogo riconosciuto dal quartiere con laboratori di lingua, sportello lavoro e migranti, dopo scuola. Due Case del popolo sono nate in piccoli centri, per noi è importante perché si tratta di luoghi dove l’offerta politica è spesso meno articolata: al Nord finisce per incamerare tutto la Lega e al Sud i 5S. Pap vuole offrire la possibilità di ricostruire i legami sociali distrutti dalla crisi economica. Non offriamo consolazione alle sofferenze della povertà materiale ma strumenti per uscire dalla povertà come comunità, da sinistra».