«Troveremo e arresteremo i responsabili di questo crimine odioso», assicura il premier iracheno Mustafa Kadhimi dopo l’assassino, avvenuto lunedì sera, di Hisham al Hashemi, un analista politico ed esperto di formazioni jihadiste, come lo Stato islamico (Isis), conosciuto anche per le sue posizioni critiche dell’influenza iraniana sull’Iraq e per la sua linea filo-occidentale. Per questo l’uccisione – compiuta fuori dalla sua abitazione a Zayouna (Baghdad) da tre uomini con il volto coperto in sella a due motociclette, è stata attribuita da più parti alle milizie sciite filo-iraniane, in particolare le Kataeb Hezbollah, spesso prese di mira da Al Hashemi. Appena qualche giorno fa Abu Ali al Askari, un alto funzionario degli apparati di sicurezza di Kataib Hezbollah, aveva minacciato Hashemi reo di averlo descritto come di uno dei responsabili della paralisi politica causata da «reti non statali che controllano lo stato iracheno», un riferimento evidente alle formazioni alleate di Tehran. Al Hashemi peraltro nei mesi scorsi aveva criticato ancora le milizie sciite nei suoi articoli a sostegno delle proteste popolari in corso da mesi a Baghdad, Bassora e in altre città irachene contro malgoverno, corruzione e settarismo (almeno 500 manifestanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza).

 

Al Hashemi, 47 anni, si era formato in economia ma aveva poi abbracciato lo studio dei manoscritti giurisprudenziali islamici. Arrestato e incarcerato durante il regime di Saddam Hussein, dopo il 2003 aveva realizzato una mappa dei gruppi armati jihadisti in Iraq e avviato una stretta collaborazione con istituti di ricerca iracheni e internazionali, tra cui Chatham House a Londra e il Center for Global Policy di Washington. Ieri ai suoi funerali hanno preso parte ieri solo decine di persone a causa delle restrizioni anti-Covid 19. Anche le Hashd al Shaabi, le Unità di mobilitazioni popolari sciite – alcune delle quali vicine all’Iran -, hanno condannato l’assassinio.

 

Per molti però i sicari sarebbero militanti proprio delle formazioni armate sciite al cui interno cresce la frustrazione perché sono messe da parte dopo essere state fondamentali per abbattere lo Stato islamico nel nord dell’Iraq. Frustrazione accresciuta dall’atteggiamento del premier Kadhimi – di cui Hisham Al Hashemi è stato un amico e informalmente un consigliere – che ha deviato dalla linea filo-Tehran portata avanti dai suoi predecessori per sceglierne una diversa e più vicina a Washington, mostrando allo stesso tempo poco impegno a sostegno della richiesta di ritiro delle truppe Usa dall’Iraq. Kadhimi a fine giugno ha ordinato l’arresto di 14 membri di Kataeb Hezbollah. La svolta del governo è stata apprezzata da Al Hashimi, contrario agli attacchi missilistici contro le basi statunitensi in Iraq e l’ambasciata Usa a Baghdad. Due giorni fa un altro razzo Katiuscia è stato lanciato contro la zona dell’aeroporto di Baghdad dove sono stanziati militari Usa.