Bocciatura senza appello del discorso di Obama da parte di Jiulian Assange, fondatore di Wikileaks e attualmente rifugiato presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Assange ha rilasciato un’intervista alla Cnn, al termine del discorso del Presidente americano: «È imbarazzante vedere un Presidente degli Stati Uniti parlare per quarantacinque minuti per non dire nulla, veramente imbarazzante».

Secondo Assange, «Barack Obama non avrebbe fatto nulla oggi se non ci fossero state le rivelazioni di Edward Snowden. È stato trascinato a questa piccola riforma a forza di calci e urla. Poi ha detto che non c’è stato alcun abuso della Nsa, ma questo è falso». Infine Assange ha fatto sapere che Edward Snowden parlerà probabilmente la prossima settimana: «Credo che Snowden sia abbastanza felice del fatto che Barack Obama ha parlato praticamente di lui per 45 minuti».

C’era attesa, infatti, per capire se Obama avrebbe citato o meno Edward Snowden, l’ex agente americano, che con le sue rivelazioni ha dato il via al più grande scandalo nella storia dello spionaggio americano. E proprio nei giorni scorsi Snowden aveva rivelato un’altra particolarità del sistema spionistico della Nsa, ovvero la capacità di spiare circa 200 milioni di sms al giorno.

E Obama ha citato l’ex agente, partendo da lontano: «La difesa della nostra nazione dipende anche dalla fedeltà di coloro che sono investiti della responsabilità dei segreti» del paese e se chi è contrario alla politica del governo si mette a «diffondere informazioni secretate, allora non potremo mai essere in grado di garantire l’incolumità della nostra gente. C’e una inchiesta in corso, ha aggiunto Obama, dunque non mi soffermo sulle azioni di Snowden o sulle sue motivazioni, ma il modo con cui Snowden ha diffuso le informazioni in suo possesso ha creato spesso più polemiche piuttosto che far luce».

Critiche al discorso di Obama sono arrivate a stretto giro anche dala repubblicano Paul Randm, stizzito per il frullato storico operato da Obama nel corso della sua dichiarazione. «Ho sentito che se ti piace la tua privacy te la puoi tenere», ha detto Paul facendo il verso alla famosa promessa di Obama sulla riforma sanitaria che «se hai una mutua che ti piace te la puoi tenere». Paul, che è un leader dei Tea Party, ha fatto del sarcasmo anche sull’uso da parte di Obama della figura storica di Paul Revere, protagonista di una celebre cavalcata per avvertire i coloni yankee dell’arrivo delle forze di Sua Maestà britannica al tempo della Guerra di Indipendenza: «Paul Revere ci avvertiva che stavano arrivando gli inglesi, non gli americani».

Al democratico Harry Reid, invece, il discorso del Presidente è piaciuto. In uno statemen pubblicato nella serata di ieri ha sottolineato come Obama abbia posto dei passi decisivi per il futuro dell’intelligence, proponendo importanti riforme circa la sicurezza personale e la trasparenza di tutte le attività di controllo e gestione dei dati. Reid ha infine espresso il totale apprezzamento, come ha fatto Obama, per tutto il personale dell’intelligence americano.

A parziale consolazione di Obama arriva un sondaggio pubblicato subito dopo il discorso dal Washington Post, secondo il quale il popolo americano non sarebbe soddisfatto della gestione della pubblica sorveglianza da parte dell’amministrazione Obama, ma non pone la questione come prioritaria in una lista dove la condizione economia, il rischio di povertà di molte famiglia e il sistema fiscale vengono prima delle questioni relative alla sorveglianza.