Non ci sarebbero più ostaggi all’interno del Radisson Blue hotel, secondo fonti ufficiali mentre – mentre scriviamo – per il portavoce dell’Onu Olivier Salgado non è ancora possibile confermare che l’operazione sia conclusa. Secondo quanto riportato alla Reuters dal portavoce del Ministro della sicurezza alcuni assalitori sarebbero ancora asserragliati all’interno mentre continua l’azione delle forze speciali.

Al momento è di circa 27 morti (22 secondo le forze di sicurezza maliane, 27 secondo Reuters e Minusma) il bilancio (provvisorio) delle vittime dell’assalto di ieri all’hotel Radisson Blue della capitale del Mali, Bamako. Tra le vittime ci sarebbe anche Geoffrey Dieudonne, un alto funzionario del parlamento della Federazione Vallonia-Bruxelles e alcuni assalitori.

A rivendicare l’azione su Twitter è stato il gruppo islamista Al-Mourabitoune – guidato dal leader jihadista algerino Mokhtar Belmokhtar – in collaborazione con i membri di Al-Qaeda in the Islamic Maghreb (Aqim). Venerdì mattina intorno alle sette ora locale, una macchina con una targa diplomatica che ha tratto in inganno la sorveglianza all’esterno dell’edificio si è avvicinata all’albergo.
Stando a quanto riferisce una fonte delle forze di sicurezza gli assalitori avrebbero poi fatto irruzione nell’hotel urlando Allahu Akbar (Allah è grande). Mentre altre testimonianze tra gli ostaggi liberati riferiscono di aver sentito i terroristi parlare tra di loro in inglese. 170 le persone prese in ostaggio (140 ospiti e 30 persone dello staff), liberate successivamente dalle forze speciali maliane dopo un’operazione durata diverse ore.

Tra questi i dodici membri dell’equipaggio dell’Air France e cinque dei sei ostaggi della Turkish Airlines che erano stati trattenuti nell’albergo.

Di almeno quattordici diverse nazionalità gli stranieri presenti al momento dell’attacco: dell’Algeria, Germania, Belgio, Canada, Cina, Costa d’Avorio, Spagna, Stati uniti, Francia, India, Marocco, Russia, Senegal e Turchia. Tra questi i cinque membri della delegazione dell’Organisation internationale de la Francophonie (Oif). Il Radisson Blu Hotel è un albergo con una clientela internazionale, frequentato da diplomatici e da uomini d’affari stranieri, considerato il più sicuro della città e dove dunque alloggiano spesso gli equipaggi di Air France.

L’attacco è avvenuto al settimo piano dell’hotel dove – secondo il quotidiano francese Liberation – «si trovano le camere utilizzate dal personale di volo dell’Air France». I diplomatici del Quai d’Orsay a Parigi hanno attivato una cellula d’emergenza. Una quindicina di persone (secondo testimoni, quelle che erano in grado di recitare versetti del Corano) sarebbero state rilasciate già nel corso della mattinata. Liberati anche 22 dipendenti del Dipartimento della Difesa Usa sia militari che civili come conferma il Pentagono.

Un primo blitz è stato lanciato poi poco prima di mezzogiorno dai militari maliani: una trentina di ostaggi sarebbe riuscita a uscire così dall’hotel assediato, alcuni liberati dai militari, altri fuggiti da soli. Un paio di ore dopo è stato lanciato un secondo assalto delle forze di sicurezza, che sono riuscite a entrare nell’hotel coadiuvate poco dopo le 13 anche dalle teste di cuoio francesi inviate da Parigi.

Il presidente del Mali Ibrahim Boubacar Keita in Chad per un vertice regionale ha fatto subito ritorno. L’allerta è stata diramata anche ai cittadini americani da parte dell’ambasciata Usa. Mentre la Farnesina ha subito attivato l’unità di crisi. A prendere parte all’operazione che ha messo fine all’azione terroristica sarebbero state oltre alla polizia e ai militari del Mali, le forze speciali della gendarmeria, nonché forze del Minusma e della missione Barkhane francese nel Sahel, con il supporto di forze Usa e le forze speciali francesi di Ouagadougou, Burkina Faso.

Il segretario generale dell’Onu Ban-Ki moon ha condannato l’attacco all’hotel: «È un attacco odioso», dicendosi «preoccupato per il fatto che questi attacchi si verificano in un momento in cui si sono fatti dei passi avanti nel processo di pace» tra il governo maliano e i ribelli touareg del Nord.

«Monitoriamo la situazione», ha detto Obama quando gli è stato chiesto degli eventi in corso in Mali. L’ambasciata degli Stati uniti ha consigliato a tutti gli americani e ai funzionari del governo nel paese di trovare un rifugio.