Ieri mattina quattro uomini armati hanno attaccato il palazzo della Borsa di Karachi, in Pakistan. Dopo un’ora di scontro a fuoco con agenti di polizia e Sindh Rangers, le forze di sicurezza pachistane hanno ucciso tutti i membri del commando, cui si aggiungono tre morti tra le guardie del palazzo.

In giornata, un account Twitter creato poche ore prima ha rivendicato l’attacco per conto del Baloch Liberation Army (Bla), gruppo armato che da vent’anni combatte per l’indipendenza della provincia del Balochistan, nel Pakistan sud-occidentale tra Iran e Afghanistan.

Secondo le ricostruzioni diffuse dai media nazionali pachistani, i quattro miliziani hanno raggiunto la sede locale del Pakistan Stock Exchange a bordo di un’auto, abbandonata nei pressi dell’entrata. Hanno poi lanciato una granata contro il presidio militare a difesa dell’ingresso, aprendo il fuoco nel tentativo di farsi largo all’interno dell’edificio.

Nell’auto sono state rinvenute munizioni, esplosivi, granate, cibo e acqua. Secondo gli inquirenti il commando era pronto a sostenere un assedio di giorni, con l’obiettivo di sequestrare gli impiegati all’interno dell’edificio per aprire una trattativa con le autorità.

Le spinte indipendentiste su base etnica in Balochistan, regione semi-desertica ma ricca di risorse naturali e molto importante dal punto di vista geo-strategico, da anni impegnano le forze armate pachistane in operazioni di «sicurezza» nella regione.

Pesano però le numerose accuse di violazioni dei diritti umani a carico dei soldati pachistani in Balochistan. In particolare, si contano migliaia di «sparizioni» tra presunti membri della Bla, attivisti per i diritti umani, leader religiosi e politici locali, accusati di sostenere le istanze indipendentiste dell’etnia baloch.

In una conferenza stampa indetta ieri mattina, il direttore generale dei Sindh Rangers, Omer Bukhari, ha chiamato in causa la Research and Analysis Wing (Raw), i servizi segreti indiani. Secondo Bukhari, «non si può escludere» un loro coinvolgimento, poiché non si è trattato di un «incidente isolato». Il Pakistan storicamente accusa l’India di sovvenzionare la lotta armata balochi per destabilizzare il paese dall’interno. Accuse che New Delhi ha sempre respinto.

Negli ultimi anni la regione del Balochistan è stata posta al centro dei progetti infrastrutturali cinesi in territorio pachistano, il braccio asiatico-meridionale della Via della Seta, con l’obiettivo di collegare il trasporto merci su strada e ferroviario proveniente dal nord-est pachistano al porto di Gwadar, trovando proprio in Balochistan uno sbocco strategico sul Mar Arabico.

Per questo le azioni della Bla da tempo hanno nel mirino anche obiettivi cinesi nell’area. Lo stesso generale Bukhari ha sottolineato la somiglianza dell’attacco di ieri a quello al consolato cinese di Karachi, sventato dalle forze di sicurezza pachistane nel 2018. Uno dei «molti attacchi» del Bla, ha spiegato Bukhari, scongiurati dai servizi di intelligence pachistani.