Regista del documentario pluripremiato Sos Tehran, Sou Abadi, dopo un lungo periodo trascorso nel tentativo di trovare finanziamenti per i suoi progetti documentari (conclusosi con una lunga depressione) ha deciso di invertire la rotta. Il suo film – un’acuta satira dell’integralismo musulmano – partecipa di una tendenza che negli ultimi anni si sta facendo strada nei paesi a maggioranza di fede islamica.

Non più tesi drammi politici per combattere la radicalizzazione ma sorrisi aspri, franchi; ironia e commedia (macro esempio Sheik Jackson di Amr Salama). Insomma l’esatto opposta della sanguinaria propaganda snuff di Daesh. Due sotto il burqua riattualizza Cyrano de Bergerac ai tempi del niqab integrale e dei viaggi in Yemen per adolescenti frustrati delle periferie francesi, rifiutati dalle promesse di benessere. Sullo sfondo il desiderio di laicità, indipendenza. Sou Abadi gestisce bene i tempi comici e le gag ritornanti (il tormentone Fabrice/Farid) ma non dimentica di ridere anche di se stessa. Un piccolo film, insomma, ma che potrebbe lanciare dei segnali molto grandi.