Nell’ottobre scorso fece quasi scandalo una sua dichiarazione in cui affermava che Roma non aveva gli anticorpi per combattere la corruzione. Oggi che la città che è stata il palcoscenico di Mafia Capitale dovrà scegliere il nuovo sindaco, il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone non è pentito di quelle parole, ma si dice più ottimista.

Soprattutto grazie alla collaborazione con il commissario straordinario Tronca. «Con il prefetto stiamo lavorando bene. Oggi c’è la volontà di mettere in campo quegli anticorpi di cui parlavo».

Presidente, viste dall’Anac, come giudica le prossime elezioni capitoline?

Durante l’avvio della campagna elettorale ho verificato un grande interesse sui rischi di possibili infiltrazioni criminali. Interesse che mi è stato esternato dai tre candidati che ho incontrato, Giorgia Meloni, Vittoria Raggi e Roberto Giachetti.

Eppure le vicende di Mafia capitale sembrano volutamente restare in secondo piano nel dibattito preelettorale.

Questa valutazione non spetta a me, posso solo dire che sui giornali si parla sistematicamente di Mafia Capitale, non mi pare che sia scomparsa dalle notizie.

Lei ha detto che per le mafie è molto meglio comprare un amministratore che intimidirlo. È un rischio ancora presente?

Il rischio in astratto c’è, e per una ragione evidente: un rapporto di interessi con un amministratore pubblico si rafforza con la fedeltà personale, cosa che non avviene con le intimidazioni. È una dinamica verificata spesso dalle indagini sulla criminalità organizzata. Ed è anche quello che è emerso anche con le indagini su Mafia capitale.

Lei ha incontrato i candidati Meloni, Raggi e Giachetti, con i quali ha discusso anche delle liste elettorali. Che vi siete detti in concreto?

A tutti ho detto la stessa cosa: l’Autorità non ha nessuna competenza sulle liste. Né possiamo fare valutazioni, fra l’altro non avremmo gli strumenti per farle. Mi hanno illustrato le loro idee per controllare la pulizia delle liste, ma su questo mi sono limitato ad ascoltare. Invece abbiamo parlato della parte che ci interessa di più, i risultati delle attività ispettive che abbiamo svolto sugli appalti del Comune di Roma. Tutti e tre hanno voluto capire i meccanismi e le criticità che avevamo individuato, anche per orientare le loro future scelte e mettere in capo gli strumenti per superarle.

Che impressione ha ricavato da questi incontri?

Tutti e tre i candidati sono interessati al nostro lavoro. Meloni e Raggi hanno anche illustrato le scelte che loro avrebbero voluto fare sul tema della trasparenza e dell’’anticorruzione. Di questo ho parlato meno con Giachetti che ho incontrato per primo, in una fase molto preliminare.

La politica fa ricorso a lei per garantire trasparenza. Prima il governo, poi addirittura i candidati sindaci. Non si sente un po’ tirato per la giacca?

Guardi, non mi sento tirato per la giacca perché ho incontrato tutti quelli che me lo hanno chiesto, di qualsiasi area politica A noi interessa solo l’affermazione di un risultato reale: che si superi una situazione di criticità nella città più importante del nostro paese. Lo stiamo facendo con molte altre realtà. Avevamo avviato un’attività di collaborazione con il sindaco Ignazio Marino, ora la collaborazione continua con il prefetto Tronca, anzi ora è fortissima. Credo che sia nostro dovere dare una mano per provare a far rispettare le regole di trasparenza e il codice dei contratti. Poi, detto con franchezza, da cittadino a me interessa il risultato, non chi lo fa e questo rientra nei nostri compiti istituzionali. Il fatto di essere stato contattato da tutti gli schieramenti politici è anche la dimostrazione della credibilità dell’Autorità.

Oggi lei è più ottimista su Roma?

Sono realista e aspetterò i fatti concreti. Ci siamo detti disponibili a dare una mano proprio perché ormai abbiamo un quadro di conoscenza delle criticità. In questo momento è in corso una serie di tavoli congiunti fra Anac e amministrazione straordinaria che riguardano il piano di prevenzione della corruzione, il sistema della trasparenza, gli appalti. Questi tavoli provano già da ora ad avviare una serie di correzioni e in futuro potranno essere utili a chiunque sarà interessato.

Qualche tempo lei fa fece una dichiarazione molto dura sulla Capitale. Disse che, al contrario di Milano, Roma non aveva gli anticorpi per combattere la corruzione. Ne è sempre convinto o si è pentito di quella frase?

Non mi sono pentito perché all’epoca ho fatto riferimento a due vicende specifiche delle quali ci eravamo occupati, Expo e Mafia capitale. Avevamo rilevato un dato oggettivo ovvero come, a seguito della vicenda Expo, la società milanese, l’intera struttura politica aveva fatto squadra per raggiungere il risultato. E invece a Roma non avevo verificato questa stessa sinergia. Qui avevamo trovato grandi difficoltà, soprattutto nella prima fase, per far partire gli appalti del Giubileo. Le mie parole si riferivano a questo, non erano una considerazione sociologica di carattere generale. Oggi, vedendo il livello di collaborazione con la struttura commissariale, sono più che ottimista: perché stiamo lavorando benissimo. Del resto lo avevo verificato già nell’ultima fase della giunta Marino con l’apporto molto significativo dell’assessore Alfonso Sabella. In questa fase di commissariamento stiamo lavorando sui temi di nostra competenza. E se dobbiamo valutare da questi aspetti direi che sì, oggi c’è la volontà di mettere in campo quegli anticorpi.