Louis Malle era in fase di montaggio di Ascensore per il patibolo ma non aveva trovato ancora la giusta colonna sonora. Le musiche che aveva selezionato non lo convincevano del tutto, non le trovava adatte all’atmosfera del film. Poi è il fato a decidere: proprio in quei giorni Malle incontra Miles Davis che si trovava a Parigi per una serie di concerti in un club. «Ero pazzo per il jazz – racconta Malle in un’autobiografia – e a quel tempo ascoltavo molto Davis che era al suo apice creativo. Poi, per una strana coincidenza lui arrivò a Parigi. Gli saltai letteralmente addosso».

Non c’è niente di definito, una base, un metodo: Miles Davis non ha portato con sè i suoi musicisti, eppure gli basta visionare un paio di volte il film per trovare una soluzione geniale. «Affittammo velocemente uno studio di registrazione – prosegue Malle – sugli Champs Élysées, e cominciammo a lavorare, molto lentamente, come fanno i musicisti jazz». Un lavoro metodico e al contempo totalmente libero da schemi, quasi una jam session: «Iniziammo verso le dieci o le undici di sera e andammo avanti fino alle otto del mattino: in una notte l’intera colonna sonora fu registrata». Louis Malle faceva scorrere le sequenze che andavano musicate e Miles Davis suonava. Una seduta storica, perché Davis – come sottolinea il critico Richard Williams – si svincola dall’armonia tonale (nel jazz una successione di scale): «ottenendo un più ampio spettro di note e di conseguenza una maggior libertà d’improvvisazione». Ad accompagnare Davis in quella parigina session notturna il batterista americano Kenny Clarke insieme a tre musicisti francesi René Urtreger, Pierre Michelot e Barney Wilen.