Un libro nuovo, Buongiorno Palestina (Fazi Editore, pp. 250, 16 euro). Perché l’autrice, Fiamma Arditi ci porta in un mondo sconosciuto ai più: quello dell’arte e della cultura palestinese. In 21 interviste ad artisti, scrittori, musicisti, intellettuali palestinesi, il lettore è condotto dentro la tessitura del puzzle Palestina: un universo che vive e produce arte e cultura. «I film sono come i sogni, nessuno li può invadere», dice il regista Rashid Masharawi; «Noi palestinesi abbiamo fatto l’errore di non dare un volto alla Palestina. Abbiamo parlato del disastro collettivo, non delle nostre storie personali», insiste la scrittrice Suad Amiry.
Scrive Fiamma Arditi: «Basta con le prese di posizione, con i giudizi pronunciati nell’ignoranza, con il mancato riconoscimento dell’altro, che come noi ha diritto di essere libero».
Il libro, scritto con la delicata umiltà dell’autrice che si ritrae per lasciar parlare chi è intervistato, è importante perché racconta due argomenti spesso ignorati dall’opinione pubblicia e che invece andrebbero diffusi. Il primo è che la cultura, quella composizione di appartenenze che è la profonda libertà di ogni popolo perché ne costituisce l’identità, è in Palestina viva e trasmette energia, capacità di creazione, carica d’innovazione a chiunque le si avvicini. Il secondo, che là dove si crede esista soltanto frammentazione, povertà, alienazione, un infranto prodotto dell’occupazione militare israeliana, in realtà brulica un fermento vitale di cui questo libro è testimonianza. Buongiorno Palestina ci dice la cultura palestinese è affermativa di vita e la ama così profondamente, come gli odori, l’argento degli ulivi, il silenzio dell’arsura emanati dal libro. Dove emerge che anche la disperazione per la libertà che viene tolta, non diminuisce questo amore, anzi, lo aumenta a dismisura.
Buongiorno Palestina capta e tesse questa eccedenza in quello che potrebbe diventare un manifesto: riunire tutti questi artisti, intellettuali, scrittori, in un’unica espressione, una sorta di Porta della Cultura, che diventi ponte tra la Palestina e il mondo. Perché si è liberi quanto più si afferma il proprio essere.
Ed è questo ponte che AssoPacePalestina e Luisa Morgantini continuano a costruire. Dice nel libro la cantastorie Suad Amiry: «Insieme a Luisa abbiamo capito cos’è la giustizia sociale: è l’elemento che con la sua incessante forza, incarna qui quella sumoud, la fermezza perseverante palestinese che insegna al mondo che non si è liberi se non c’è giustizia». Così nel libro non ci sono solo intellettuali ma anche militanti come Zakaria Zubeidi con il corpo ancora pieno di pallottole e il volto scheggiato dagli attentati subiti dagli israeliani – insieme a Juliano Meir Khamis ebreo e palestinese ha fondato il Freedom Theatre – che ci dice che «la verità, la cultura sono le nostre armi». Un libro che è un impegno per rompere gli stereotipi dei palestinesi vittime o estremisti, un libro che ci restituisce tutta intera la complessità di un paese che Israele con la complicità del mondo tenta di cancellare. Ma loro si rifiutano di morire in silenzio e rompono i muri.
Il libro sarà presentato oggi a Firenze, il 13 a Bologna, il 14 a Milano. A Roma, il 24 Novembre, in un incontro con Fiamma Arditi, Luciana Castellina, Wasim Dahmash, Luisa Morgantini, Maria Nadotti, Gianluca Solera, Anita Sonego.