Musicista trasversale ma dalla solida preparazione classica, il pianista marchigiano Paolo Tarsi ha lavorato con la video arte, il teatro, la sonorizzazione di mostre, creando un network di contatti e collaborazioni indispensabile alla sua attitudine all’arte di confine in tutti i significati possibili. Già l’esordio del 2015, Furniture Music For New Primitives (Cramps), costruiva attraverso elementi derivati dall’avanguardia una peculiare visione del pop. «La mia musica si rivolge a chi desidera liberarsi dalla deriva transumana verso cui ci sta portando la nostra epoca. Per farla mi servo delle macchine, diffidando però totalmente di loro: la tecnologia non ha una valenza intrinsecamente democratica. Anzi, non c’è mai stata nella storia una forma di controllo totalitaria come nel periodo in cui stiamo vivendo». ù

IL DOPPIO CD A Perfect Cut In The Vacuum, rilasciato dalla sua label Anitya Records in collaborazione con Acanto e Rebirth, evoca un horror vacui che scuota l’ipersaturazione di segni e significati di cui ormai l’umanità è pervasa. Sul primo cd, Unique Forms of Continuity in Sound, Tarsi conia, anche tramite citazioni del suo primo lavoro, una sorta di musica da camera rigorosa ma emotiva e psicologicamente sottile, dai bagliori pinkfloydiani e dalle profondità accennate. Dal terzo brano, In The Supreme Hashish Of Our Dreams, Part 1, il discorso si complica; l’esplorazione si fa solenne e richiama le voragini cosmiche di Klaus Schulze e Tangerine Dream. Percorrendo il solco di A Saucerful Of Secrets dei Pink Floyd nonché la lezione hasselliana, la ricerca continua nelle tracce successive sovrapponendo piani spaziotemporali fino a creare una post psichedelia pluridimensionale e introducendo quindi, anche nei mix delle bonus track, brulicanti sequenze ritmico-elettroniche che richiamano talora la disciplina di Cluster, Conrad Schnitzler, Philip Glass, ma con una sensibilità pop.

BENCHÉ numero e spessore dei collaboratori siano sorprendenti (membri e collaboratori di Kraftwerk, Tangerine Dream, Henry Cow, Tuxedomoon, Eno, Area, Soft Machine…) l’album è forse il più personale che l’artista poteva realizzare, con una poetica musicale che è anche cifra stilistica. Il secondo cd, Artificially Intelligent contiene mix/ versioni differenti del singolo kraftwerkiano Artificial Intelligence. con Andrea Tich al canto nella maggioranza dei casi.