La «vita esagerata» di Reginald Dwight al secolo Elton John squadernata in fitte trecentosettantasei pagine che compongono la sua prima autobiografia ufficiale. Uno spaccato di glamour life dai ’60 ai ’70 dove accanto agli aneddoti per i fan (spassosi i siparietti con Tina Turner e Rod Stewart), si fa strada – nemmeno troppo sotterraneo – un ritratto corrosivo dell’America e dell’Inghilterra. Un racconto di eccessi, sensi di colpa, complicatissimi rapporti con i genitori; dai tentati suicidi alla tossicodipendenza che lo avrebbe tormentato per un decennio, fino alla disintossicazione al matrimonio con Daid Furnish e i figli. E la musica? C’è e in abbondanza, soprattutto quella del suo periodo più ispirato, le performance americane e il Live Aid fino a un commovente ritratto di Leon Russell, con cui incise nel 2010 uno dei suoi lavori più belli e riusciti: The Union.