Matteo Renzi sta zitto, almeno sul tema per lui scivoloso delle “differenze di sensibilità” mostrate fra i legittimi diritti degli insegnanti, e i diritti altrettanto legittimi dei suoi dipendenti comunali. Al suo posto interviene la fedelissima vicesindaco Stefania Saccardi. Quest’ultima se la prende con i soli Cobas, che hanno messo nero su bianco quello che in città sta facendo ridere parecchia gente: “I Cobas mentono sapendo di mentire – sentenzia Saccardi – e cercano accostamenti e analogie in vicende assai diverse, giuridicamente e politicamente, per premesse e conseguenze”. Ma all’odierna assemblea della Cgil regionale le battute si sprecavano. E di fronte a Susanna Camusso, il segretario generale toscano Alessio Gramolati ha doverosamente segnalato alla platea sindacale: “Bene che il segretario del maggior partito del centrosinistra in un tweet dica al premier di fare retromarcia sul prelievo sugli stipendi dei professori. Ma allora dica al sindaco di Firenze di fare lo stesso coi dipendenti comunali: quello sarebbe un segno del cambiamento”.

L’auspicio di Gramolati non sembra oltrepassare le solide mura di Palazzo Vecchio. Anzi, per rintuzzare le critiche dei Cobas (“Renzi faccia di bronzo”), la vicesindaco peggiora la situazione: “E’ stata una contestazione del Mef a obbligare il Comune a bloccare il pagamento di alcune indennità in quanto, secondo il Mef, illegittime ab origine. L’amministrazione sta seguendo scrupolosamente la vicenda e finora si è limitata a mettere in mora i pagamenti illegittimi, ma nulla è stato recuperato dai lavoratori”.

Salvo quest’ultima frase, peraltro da “compensare” con altri tagli e congelamenti del salario come il pur concordato premio di produttività, la lettera di messa in mora inviata a settembre – a circa 3mila fra dipendenti attivi, pensionati e precari poi abbandonati al loro destino – è ancor più dura delle conclusioni della procura contabile: “Con la presente il Direttore delle risorse umane, in nome e per conto del comune di Firenze, a seguito dell’ispezione del ministero […], fa presente che la S.V. risulta aver percepito, nel periodo 2003-2012, indennità non dovute in quanto contrastanti con le norme del Ccnl vigenti”.

Una lettera inviata senza che ancora sia iniziato il processo. Scaricando le responsabilità sull’ex Pdl Gabriele Toccafondi (ora con Alfano), autore della denuncia a un Mef retto all’epoca da Renato Brunetta. Senza far cenno delle precedenti ispezioni del Mef fra il 2003 e il 2009, chiuse senza addebiti. E senza pensare che la stessa procura contabile, come poi è successo, avrebbe cercato una pur difficile quadra denunciando la sola “interpretazione autentica” del 2010 degli accordi. Sempre sottoscritti da tre diverse amministrazioni (due di Leonardo Domenici e una di Renzi) e i rappresentanti dei lavoratori. Alcuni dei quali, dopo le puntuali osservazioni di Mauro Comi, coordinatore Rsu e storico iscritto alla Fp Cgil, pigiano sull’acceleratore: “A noi i soldi Renzi li ha tolti e anche tanti, e ora ne toglierà altri – denuncia l’Usb – allora o è uno smemorato, o è il figlio di Geppetto”. In parallelo i Cobas: “Con quale meschinità Renzi si schiera contro il Mef che ha indicato il prelievo dalle buste paga degli insegnanti come ‘atto dovuto’, dopo aver messo in mora oltre tremila dipendenti comunali per quasi 10 milioni ‘su indicazioni del Mef’”. Ma Saccardi è tetragona: “A qualcuno giova provare a confondere le acque, ma la verità dei fatti è incontrovertibile”. Appunto.