Nella tarda mattinata di ieri è arrivato al procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, il fascicolo di 50 pagine contenente gli atti sull’inchiesta a carico del vicepremier Matteo Salvini e del suo capo di gabinetto, Matteo Piantedosi, indagati per il caso della nave Diciotti: abuso d’ufficio, arresto illegale, sequestro di persona, sequestro a scopo di coazione e omissione di atti di ufficio le ipotesi della procura. A consegnare i documenti, contenenti anche una memoria, un ufficiale giudiziario accompagnato dalla Guardia costiera, incaricata delle indagini.

La relazione è stata redatta dal procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, che coordina l’inchiesta. Nel plico anche i verbali delle audizioni dei prefetti Gerarda Pantalone, capo dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione, e il suo vice Bruno Corda, sentiti sabato scorso da Patronaggio a Roma. Lo Voi e la sua squadra avranno 15 giorni di tempo per fare le proprie valutazioni prima di inviare il fascicolo al Tribunale dei ministri, presieduto dal giudice Fabio Pilato. Sarà poi il Tribunale dei ministri a valutare, entro 90 giorni, se ascoltare Salvini e Piantedosi o fare ulteriori accertamenti. Gli inquirenti palermitani potrebbero condividere l’impianto dei colleghi di Agrigento e chiedere al tribunale dei ministri di investire della vicenda il Senato perché dia l’autorizzazione a procedere per Salvini o, al contrario, chiedere l’archiviazione. Potrebbero però decidere di indagare sulla competenza territoriale.

I pm potrebbero infatti chiedere di accertare in quali acque si trovasse la Diciotti quando è arrivato l’ordine di non fare sbarcare i profughi. Se si dovesse scoprire che era nel mare di Catania, e non di Lampedusa quando Piantedosi chiamò la Guardia costiera, la palla potrebbe passare ai pm etnei e poi al tribunale dei ministri di Catania. Spetta comunque alla procura la notifica ai soggetti interessati che, oltre ai migranti trattenuti che hanno già annunciato di volersi costituire parte offesa, in caso di sequestro di persona a scopo di coazione potrebbero essere i rappresentanti dell’Ue, oggetto del «ricatto». Ieri dal Viminale assicuravano che nessuna notifica era ancora giunta: «Gli interessati stanno apprendendo le presunte accuse attraverso la stampa».

Questo non ha impedito a Salvini di commentare via social: «Cinquanta pagine di accuse, 5 reati contestati, 30 anni di carcere come pena massima. Voi pensate che io abbia paura e mi fermi? Mai». E ancora: «Per me ‘prima gli Italiani’ significa difendere sicurezza e confini, anche mettendomi in gioco personalmente. Di politici ladri, incapaci e codardi l’Italia ne ha avuti abbastanza». Giovedì aveva detto: «Arrestatemi».