Ventinove commissari per realizzare 57 opere per 83 miliardi con il modello Genova. L’annuncio lo dà il presidente del consiglio Mario Draghi, le spiegazioni arrivano dal ministro Enrico Giovannini. Si tratta di 16 infrastrutture ferroviarie, 14 stradali, 12 caserme per pubblica sicurezza, 11 opere idriche, 3 porti e una metropolitana.
La parte più consistente degli interventi sarà concentrata al Sud con 36,3 miliardi impegnati mentre quelli per il Centro Italia valgono circa 24,8 miliardi e quelli per il Nord 21,6. Si tratta di opere già finanziate per circa 33 miliardi ai quali dovranno essere aggiunte ulteriori risorse nazionali ed europee, compreso il Next Generation Eu.
«I tempi saranno certi», assicura anche il premier Draghi, che in conferenza stampa dice: «Sono sicuro che andrete a controllare: Giovannini ed io siamo certi delle date e la certezza viene dal fatto che le procedure per le aperture sono state compiute o saranno compiute e così i cronoprogrammi». I cantieri partiranno subito: secondo le previsioni nel 2021 se ne apriranno 20, 50 nel 2022 e 37 nel 2023. L’impatto occupazionale previsto è di 68 mila posti all’anno che diventeranno 118 mila nel 2025. Per accelerare i tempi un accordo sindacale ha previsto la possibilità di lavorare 24 ore su 24 e l’avanzamento delle opere sarà monitorato trimestralmente.
Ai commissari spetterà un ampia capacità decisionale al di là dei vincoli previsti dal Codice degli appalti e da altre normative, una strada che però si vuole evitare che sia imboccata troppo di frequente. Annunciando presto un nuovo elenco di opere da commissariare che sarà definito entro giugno, infatti, il ministro per le Infrastrutture e le mobilità sostenibili Enrico Giovannini ha sottolineato che «bisogna ricordare che il commissariamento è un atto straordinario» e che si sta lavorando a interventi normativi e procedurali per ridefinire le regole per la realizzazione delle infrastrutture, a partire già da quelle previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Intanto però il tempo stringe e quindi per garantire la realizzazione di queste 57 infrastrutture è previsto che l’approvazione dei progetti da parte dei Commissari, d’intesa con i presidenti delle regioni territorialmente competenti, «sostituisca a effetto di legge ogni autorizzazione, parere, visto e nulla osta occorrenti per l’avvio o la prosecuzione dei lavori», eccezion fatta per i vincoli legati alla tutela ambientale e dei beni culturali e paesaggistici, «per i quali è definita una specifica disciplina».
In dettaglio gli investimenti in infrastrutture ferroviarie valgono circa 60,8 miliardi; le strade 10,9 miliardi; i presidi di pubblica sicurezza 528 milioni; le opere idriche 2,8 miliardi; le infrastrutture portuali 1,7 miliardi; la metropolitana 5,9 miliardi. Tra le opere ferroviarie ci sono le linee Alta velocità Brescia-Verona-Padova, Napoli-Bari, Palermo-Catania-Messina; il potenziamento delle linee Orte-Falconara e Roma-Pescara; la chiusura dell’anello ferroviario di Roma; il potenziamento con caratteristiche di alta velocità della direttrice Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia. Tra le opere stradali principali rientrano: la Ss Ionica 106; la E 78 Grosseto-Fano; la Ss 4 Salaria e la Ss 20 del Colle di Tenda; la Ss 16 Adriatica; la Ss 89 Garganica. I presidi di pubblica sicurezza verranno realizzati a Palermo, Catania, Reggio Calabria, Crotone, Napoli, Bologna, Genova e Milano. Gli altri interventi riguardano l’acquedotto del Peschiera e alcune dighe in Sardegna, i porti di Genova, Livorno e Palermo.
Le opere erano già state scelte dal governo precedente e dalla ministra Paola De Micheli. Fra queste non è quindi ricompresa l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, contestata dalle associazioni ambientaliste per i costi enormi (29 miliardi) e l’impatto ambientale.