Ventisette miliardi per finanziare tutti gli interventi di ammortizzatori sociali previsti durante la pandemia del Covid. La commissione Europea ha varato la sua proposta di suddivisione fra i paesi membri del fondo Sure. E se la richiesta dei ministri Gualtieri e Catalfo era stata di 28,5 miliardi, Ursula Von der Leyen ne ha riconosciuti sono 1,1 miliardi in meno: 27,4 miliardi.

L’annuncio è stato del commissario italiano agli affari economici Paolo Gentiloni che ha confermato come il nostro paese sarà il primo per fondi erogati.

IL FONDO – PRIMO TASSELLO degli interventi del Recovery Fund – annunciato già a marzo non sarà a fondo perduto. Il ministro Gualtieri ha già chiarito che il risparmio per lo stato italiano ammonta a 5,5 miliardi rispetto alle risorse in gran parte già stanziate per cassa integrazione e altri ammortizzatori sociali – compreso anche il famoso bonus partite Iva – senza dimenticare i lavoratori autonomi di vario tipo, i collaboratori sportivi, i lavoratori domestici e quelli intermittenti, dal fondo perduto per autonomi e imprese individuali al congedo parentale, dal voucher baby sitter alle misure per i disabili, dal credito di imposta sanificazione a quello «Adeguamento Covid».

Per quanto riguarda la cassa integrazione va infatti ricordato che se la Cig ordinaria e straordinaria è un fondo dell’Inps alimentato dai contributi mensili di lavoratori e imprese, la cassa integrazione Covid è totalmente in deroga e a carico del bilancio statale.

Su questo tema poi vanno registrate le parole del presidente di Confindustria Carlo Bonomi che ha risposto alle critiche per le imprese che hanno usato illegalmente la Cassa Covid ribadendo che la riduzione del fatturato «non era un parametro previsto», implicitamente ammenttendo che molte l’hanno richiesta utilizzando i lavoratori in cassa. In più reazioni piccate del governo alle accuse del presidente di Confindustria che ha sostenuto che «ad agosto il governo non ha fatto niente, è andato in ferie». Fonti del governo rispondono per le rime elencando i tanti incontri fatti – i tecnici del Ciae (il Comitato interministeriale per gli affari europei) – per mettere a punto tutti i progetti da finanziare con il Recovery fund su cui invece il numero uno di Confindustria sostiene che l’Italia sia ferma.

[do action=”citazione”]Il presidente di Confindustria attacca: ad agosto tutto fermo. Ma il comitato interministeriale ha lavorato senza pause per definire i progetti per il Recovery Fund[/do]

All’interno della maggioranza però il via libera al fondo Sure ha riaperto le divisioni legate al Mes, il meccanismo europeo che concederebbe all’Italia 34 miliardi condizionati per finanziare i costi sanitari della pandemia. Se dal M5s si ribadisce come «il fondo Sure sia tutt’altro rispetto al Mes», Italia Viva e parte del Pd tornano alla carica per chiedere l’utilizzo del Mes che Conte ha sempre sostenuto non essere necessario e subordinato ad un voto del parlamento con il governo – arrivati a quel punto – neutro.

Tornado al fondo Sure si tratta indubbiamente di una misura importante che arriva in tempi insolitamente rapidi, «solo quattro mesi dalla mia proposta», ha tenuto a sottolineare la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, «segno della solidarietà europea a favore del lavoro», ha incalzato il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni.

LO STANZIAMENTO (in più tranche) dovrebbe partire già da settembre. Bruxelles ha infatti già presentato proposte per un pacchetto complessivo di 81,4 miliardi di euro per 15 Paesi, tra cui appunto l’Italia. Le distanze da colmare sono ora il via libera del Consiglio dell’Unione, ed il perfezionamento del sistema di garanzia della Bulgaria, paese che come tutti gli altri 26 è chiamato a contribuire ai 25 miliardi del fondo che permetterà alla Commissione di raccogliere prestiti sui mercati finanziari a tassi agevolati, da girare agli Stati membri, e rimborsabili in 15 anni.

DOPO L’ITALIA, che con 27,4 miliardi è il primo beneficiario (come detto, ne aveva chiesti 28,5), i pacchetti più consistenti vanno alla Spagna (21,3 miliardi), e alla Polonia (11,2 miliardi). Seguono tra gli altri, il Belgio (7,8 miliardi), la Romania (4 miliardi), e la Grecia (2,7miliardi).

Intanto sono all’esame anche le richieste di Portogallo e Ungheria. Mentre per il momento nè Francia, nè Germania, o Olanda hanno fatto richiesta, ma potranno presentarla nei prossimi mesi, fino all’esaurimento del totale previsto di 100 miliardi di euro.