Una «guerra» ai profughi più che paradossale. Ma è così che Rovolon, 4.897 anime sparse in una dozzina di frazioni, si guadagna il massimo di visibilità. Tutti citano il lenzuolo «No ai profughi. Paròni a casa nostra» con lo spray rosso che fa tanto serenissimi. Pochi inquadrano davvero le centinaia di manifestanti che martedì sera hanno protestato davanti alla chiesa parrocchiale di Rivolon Alto. Nessuno, o quasi, scandaglia le stridenti contraddizioni dietro le quinte.

La «rivolta» in quest’angolo di parco regionale dei Colli Euganei riguarda l’annunciato arrivo di una dozzina fra donne e bambini nella «Casa di accoglienza San Domenico Savio» che la parrocchia ha affidato in gestione dal 2000 all’associazione «Per un sorriso». È la vecchia scuola ristrutturata che ospita già piccoli pazienti destinati alle cure, compresi quelli di Chernobyl. Don Angelo, come gli altri consigli pastorali e la Caritas, sull’accoglienza non fa un passo indietro. Tanto meno se si tratta di profughi, per di più mamme con bambini. E sabato diventa il bersaglio della prima contestazione, che si fa forte della contrarietà espressa in municipio: la prima «battaglia» si accende davanti all’abitazione del sacerdote. Domenica, a messa, dal pulpito il parroco di Rovolon Alto non si lascia intimorire e rinnova la «pastorale dell’accoglienza» ai piedi del monte della Madonna in perfetta sintonia con il papa a Lampedusa. Tutto inutile, perché i contestatori vanno fino in fondo. In un paio di giorni la «guerra» è servita, anche a beneficio dei media…

Peccato che i risvolti siano più che imbarazzanti. A partire dal sindaco Maria Elena Sinigaglia che si è schierata contro i profughi, annunciando che Rovolon non spenderà un cent per loro. Avvocato, 35 anni, un precedente mandato da assessore alla cultura e all’istruzione, ha vinto le elezioni del 2011 con il 41% dei voti contro la Lega che aveva candidato l’assessore provinciale Marzia Magagnin. Sinigaglia appartiene a Forza Italia e guida un’alleanza «civica» con il Partito democratico. Così il consigliere comunale leghista Claudio Specian ha vita facile, dai banchi dell’opposizione, a soffiare sul fuoco…

Ma c’è l’obiezione di coscienza semplice, diretta e radicale di «Rovolon che accoglie». Giovanna Cappelletto, 57 anni, insegnante, da una settimana colleziona fogli con le firme a sostegno dell’appello: «Pensiamo che dieci donne e altrettanti bambini, che scappano da una guerra, abbiano il diritto di essere ospitati e curati. Questo non comporta alcun danno per il paese». È la risposta che prescinde perfino dai mediatori, per altro contestati senza tanti complimenti in piazza: gente che si è già rimboccata le maniche per chi ha bisogno.

Poi c’è la Curia con il vescovo Antonio Mattiazzo che ha «benedetto» la recente cena in piazza Frutti promossa da don Albino Bizzotto. A Rovolon, parroci e volontariato sono davvero in trincea. Spiega Stefano Ferro del direttivo «Per un sorriso» dopo il vertice diocesano: «Aspetteremo la decisione delle comunità e decideremo. Noi siamo certi dell’arrivo di sole donne e bambini. La casa d’accoglienza è in comodato d’uso fino a dicembre. Se non saremo in grado di gestirla ce ne andremo, ma sono state dette tante falsità in questi giorni».

Infine, il prefetto Patrizia Impresa richiama tutti all’ordine: «Mi auguro che il senso civico si risvegli tra gli amministratori comunali. L’accoglienza è un dovere e non si argina con i “no”. Spero che qualche amministratore riveda delle posizioni che penso in parte ideologiche per rivalutare il suo senso civico». È la risposta indiretta alle dichiarazioni del sindaco di Padova Massimo Bitonci, lui sì leghista Doc, e della sua collega di Rovolon che respingono al mittente i profughi.

E nel vortice delle polemiche vale la pena ricordare il progetto di dar vita ad una casa di accoglienza per minori non accompagnati, promosso da don Luca Favarin insieme ad un drappello di padovani di buona volontà. Per raccogliere fondi venerdì alle 20.45 al teatro del liceo Modigliani di via Scrovegni va in scena «Bisogna partir» con letture tratte dal libro di Fabio Geda e l’esibizione dei Coristi per caso con la regia di Serena Fiorio. Biglietto d’ingresso a 10 euro.