Da ieri gli astronomi e le astronome possono vantare un nuovo super osservatorio mondiale. Si tratta dello Square Kilometre Array, Ska per gli amici, una rete di migliaia di radiotelescopi sparsi su una superficie di centinaia di chilometri quadrati in Africa e Australia. È stato firmato proprio a Roma il trattato internazionale che istituisce lo Ska Observatory (Skao), la seconda più grande organizzazione internazionale dedicata all’astronomia dopo l’Eso, lo European Southern Observatory, un consorzio di 16 paesi (fra cui l’Italia) che gestisce una serie di telescopi in Cile e che ha sede in Germania. Skao invece ha sede nel Regno Unito. Il nuovo megaosservatorio si aggiunge ad altre infrastrutture scientifiche internazionali che vedono ricercatori e ricercatrici di tutto il mondo collaborare su progetti scientifici all’avanguardia, come il Large Hadron Collider (Lhc) al Cern di Ginevra, il rilevatore di onde gravitazionali Ligo o il reattore di fusione nucleare Iter.

Gli stati che per ora hanno firmato il trattato, oltre all’Italia, sono Australia, Sud Africa, Cina, Olanda, Portogallo e Regno Unito, ma si spera che presto anche India e Svezia in primis, e poi Spagna, Francia e Nuova Zelanda (che già supportano la costruzione dello Ska) si uniranno. Alla firma assistevano anche delegati di Canada, Svizzera, Corea del Sud e Malta. Quando finirà la sua costruzione, Ska sarà come avere un telescopio grande un chilometro quadrato, con la differenza che le sue migliaia di antenne (o dischi, dish) saranno sparsi su due continenti. La radioastronomia, che usa le onde radio, invisibili alla vista, per studiare l’universo ha sempre avuto una forte tradizione in Italia: non a caso l’Inaf (Istituto nazionale di astrofisica) è stato fra i principali protagonisti a promuovere il progetto e lavorerà su molte delle questioni scientifiche che il megatelescopio aiuterà ad affrontare: l’origine dell’universo e l’evoluzione delle galassie, l’energia oscura e le onde gravitazionali, fra le altre.

L’Inaf si occuperà anche della progettazione e costruzione delle antenne e del software necessario, con importanti ricadute per le industrie high-tech. Dal punto di vista dell’innovazione tecnologica, Ska rappresenta una eccellente opportunità di sviluppo. Qualche dato (astronomico, come no) aiuta a capire: ogni secondo produrrà circa 150 terabytes di dati (150mila gigabytes), quasi dieci volte il traffico globale di internet ogni secondo. Ogni anno avrà bisogno di 600 milioni di Gb per immagazzinare i dati, e questo solo nella prima fase. Le ricadute tecnologiche sulle comunità locali saranno importanti: saranno necessarie reti con banda ampia, l’installazione di due supercomputer più potenti del mondo e personale tecnico altamente qualificato. Come dice il premio Nobel Brian Schmidt «facciamo scienza perché è interessante, ma i governi la pagano perché è utile».