Erano attese da tempo, le circolari emesse ieri dal capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Carlo Renoldi per stabilizzare e regolamentare l’uso di videochiamate da parte dei detenuti e stabilire nuovi percorsi per il sostegno psicologico alla Polizia penitenziaria.
Naturalmente il sostegno è messo a disposizione, non imposto, ma per alcuni sindacati degli agenti – incredibilmente – si tratta di un provvedimento «offensivo». Un atto di «propaganda», afferma Uilpa, da parte del Dap che dovrebbe invece preoccuparsi del sottodimensionamento del Corpo («18 mila unità in meno», sostiene il sindacato).

Renoldi ha spiegato che il ricorso alle videochiamate sperimentate durante la pandemia e introdotte ora come strumento di comunicazione «ordinaria» in tutti i circuiti tranne il 41 bis, sono «particolarmente idonee a soddisfare le imprescindibili esigenze di sicurezza», oltre ad «assicurare il diritto costituzionale di ciascun individuo al mantenimento delle relazioni socio familiari». Con una seconda circolare, poi, il Dap «prevede azioni di supporto psicologico» per gli operatori, «secondo l’atto di indirizzo della Ministra Cartabia» e già finanziate con un milione di euro nell’ultima legge di Bilancio.

E invece, a protestare c’è anche il Sappe secondo il quale il governo Draghi non dovrebbe intervenire «in zona Cesarini» sull’esecuzione penale e dovrebbe invece lasciar fare al nuovo ministro di Giustizia e al «nuovo Capo Dap, com’è nella logica dello spoil system». Il sindacato penitenziario conta sul governo Meloni, naturalmente, perché più adatto a «modificare l’insostenibile e pericolosa situazione delle carceri italiane». In quale direzione, è facile immaginarlo.