La nave è al sicuro nel porto di Brindisi. Il procuratore Volpe: «Non più di 15 dispersi». La Norman Atlantic è nel porto di Brindisi, al sicuro, così come i sopravvissuti all’incendio soccorsi negli scorsi giorni. Le operazioni di avvicinamento della nave alla costa pugliese sono iniziate di primo mattino e terminate intorno alle ore 15.

Un lavoro paziente finalizzato anzitutto ad annullare qualsiasi pericolo. Dall’ultima carcassa restituita dal mare il fumo non ha smesso un attimo di uscire, quasi a ricordadare a chiunque scorgesse l’orizzonte la tragedia sfiorata è quella subìta. Il mare e le condizioni metereologiche non hanno reso il lavoro semplice ai rimorchiatori dei Fratelli Beretta. Appena ormeggiata la nave, è stata messa al sicuro la scatola nera da parte dei Vigili del Fuoco sotto la supervisione del pm Ettore Cardinali. «Sarà analizzata a Bari nei prossimi giorni con un accertamento tecnico irripetibile – ha spiegato il pm. Abbiamo verificato anche la presenza di documenti utili per i dati sui carichi della nave». Sui numeri della tragedia, invece, si è soffermato il Procuratore Capo di Bari Giuseppe Volpe: «499 pare fossero gli imbarcati, compresi i diciotto non inclusi nella lista ufficiale della nave. Se si escludono i deceduti certi e i 477 passeggeri salvati, si arriva al numero di dispersi tra i dieci e i quindici».

Undici, quindi, le vittime per ora sicure: oltre ai due autotrasportatori campani, Giovanni Rinaldi e Michele Liccardo, è stato dato un nome ai cadaveri di Muller Afroditi, Omar Kartozia, Racha Charif, Havise Savas, Sasentis Nikolaus Paraschis, Kostantinos Koufopuolos. Ai loro nomi andranno aggiunti quelli delle tre vittime ancora non identificate. Appena attraccata la nave nel porto brindisino, sono scesi gli otto vigili del fuoco che da domenica erano a bordo della motonave. Per loro tanti applausi, così come per i diciotto membri dell’equipaggio dei tre rimorchiatori. Si è trattato di un lavoro particolarmente rischioso e reso ulteriormente complicato dall’impossibilità di essere sostituiti, nonostante i vigili avessero chiesto già mercoledì un ricambio. Sarà l’analisi della stiva e di tutti i locali della nave a consegnare il numero definitivo della tragedia. Si cercano ulteriori corpi e ci si affida alla scatola nera, la sola che potrà dire le prime verità sulle eventuali responsabilità del comandante Argilio Giacomazzi e dell’armatore Carlo Visentini, entrambi accusati di naufragio, omicidio plurimo e lesioni. Scarse, invece, sono le speranze di ritrovare integro il diario di bordo.

Nei prossimi giorni gli inquirenti procederanno con gli accertamenti tecnici sul relitto alla ricerca di nuovi elementi utili alle indagini. Al momento, nel già corposo faldone, ci sono già decine di testiomonianze di sopravvissuti e gli interrogatori ai membri dell’equipaggio oltre che al comandante. Sempre nella giornata di ieri, sono stati iscritti nel registro degli indagati altri due componenti dell’equipaggio e due rappresentanti della ditta greca appaltatrice (Anek Line). Nel mirino soprattutto il pontile 4, dove si ipotizza sia nato l’incendio e dove andrà appurato se le auto e i camion non fossero troppi rispetto alla capienza.

Intanto, la politica esalta l’operazione tutta italiana di recupero del relitto e del salvataggio dei superstiti. In particolare il ministro degli interni, Angelino Alfano, ha evidenziato il ruolo degli otto vigili del fuoco: «Il loro contributo è una ulteriore dimostrazione del presidio di sicurezza che il Corpo dei Vigili del Fuoco rappresenta, un punto di riferimento sicuro. Ai Vigili del Fuoco che adesso sono stati trasferiti, per accertamenti, presso l’Ospedale Perrino di Brindisi, auguro di tornare il prima possibile dalle proprie famiglie».