Il governo ha varato la richiesta di autorizzazione a un nuovo scostamento di bilancio da 1,1 punti di Pil: venti miliardi di euro. Si tratta della terza manovra in extra-deficit dopo l’inizio della pandemia del Covid 19. Al momento il totale fa 100 miliardi di euro. In vista della prossima legge di bilancio una parte di questo sforzo finanziario potrebbe essere sostenuto dall’anticipo del 10% del «Recovery Fund», pari a più di 20 miliardi di euro. La conferenza dei capigruppo al Senato ha deciso che si il nuovo decreto del governo sarà votato mercoledì 29 luglio da palazzo Madama. Per l’approvazione dello scostamento il governo ha bisogno della maggioranza assoluta. Forza Italia ha condizionato il suo voto a un chiarimento sul rinvio delle scadenze fiscali di settembre e all’azzeramento degli interessi alle piccole imprese in difficoltà che verseranno in agosto.

LE RISORSE stanziate dalla nuova manovra andranno a coprire le nuove spese per la scuola (300 milioni che si aggiungeranno al miliardo di cui ha parlato la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina); 2,8 miliardi serviranno per colmare i buchi di bilancio di regioni e province autonome (totale pari a 5,3 miliardi, di cui 3 ai comuni); stralcio per le imprese di circa 4 dei 13 miliardi di versamenti fiscali rinviati da marzo scorso. Fino ad oggi è stata stabilita «la sospensione dei versamenti di marzo, aprile e maggio con ripresa da settembre per tutti i contribuenti con perdite – ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ieri in question time alla Camera – è intenzione del governo utilizzare il prossimo scostamento per rimodulare ulteriormente questo pagamento previsto per settembre riducendo significativamente l’onere per i contribuenti per il 2021». «Il governo deve fare tutto il possibile, ma non è pensabile sospendere a tempo indeterminato tutti i versamenti fiscali – ha aggiunto il viceministro dell’Economia Antonio Misiani nella mattinata ieri – Abbiamo rinviato i pagamenti di marzo, aprile e maggio. E sono tante risorse. Ora è possibile rateizzarle in quattro mesi da marzo a dicembre, ma è utile allungare questa tempistica di versamento e con lo scostamento finanzieremo questa misura».

NEL PACCHETTO approvato dal governo un’importanza particolare è stata data al rinnovo degli ammortizzatori sociali pari ad almeno otto miliardi, che si aggiungeranno agli oltre 16 miliardi già stanziati che hanno finanziato quasi 2,1 miliardi di ore di cassa integrazione, di cui 1,1 miliardi di cassa integrazione ordinaria. I lavoratori dipendenti che ne hanno beneficiato sono stati all’incirca 12,6 milioni. Lo sforzo finanziario potrebbe essere sostenuto tra la fine di quest’anno e il prossimo dalle risorse del programma europeo «Sure» a sostegno delle casse integrazioni in scadenza. Per l’Italia è previsto un fondo pari ad almeno 20 miliardi di euro (sui 100 complessivi).

IN QUESTE SETTIMANE si è discusso sull’opportunità di aggiungere una proroga generalizzata della cassa integrazione oppure restringere la platea distinguendo per settori o per cali di fatturato. Tutto questo richiede anche una nuova proroga del blocco dei licenziamenti che per il momento ha impedito la prevista massiccia ondata di licenziamenti che avverrà al momento della scadenza dei termini. Alcune stime, anche del governo, parlano di almeno mezzo milione di nuovi disoccupati. Ieri la Filcams Cgil ha lanciato l’allarme per i settori del turismo, commercio e appalti di servizi che hanno esaurito 18 settimane di Fis e Cig in deroga. Al governo è stata chiesta una proroga almeno fino all’avvio della ripresa.

IL GOVERNO si è detto consapevole di non «potere estendere la cassa integrazione all’infinito» ha detto il viceministro Misiani. E ha pensato di proporre incentivi alle assunzioni e per le decontribuzioni a favore delle imprese. Un rimedio che appare insufficiente per fermare l’ondata. Nessuna risorsa aggiuntiva è stata per il momento stanziata per finanziare tutele sociali fondamentali come l’estensione del cosiddetto «reddito di cittadinanza» oppure per l’annunciata riforma degli ammortizzatori sociali.