Dopo sei giorni trascorsi in mare senza ricevere nessun segnale dall’Unione europea, l’Alan Kurdi con a bordo 64 migranti staziona davanti alle coste maltesi restando però in acque internazionali. Nonostante l’arrivo di una forte perturbazione che metterebbe a rischio la navigazione, la Valletta non ha infatti permesso alla nave della ong tedesca Sea Eye di entrare nelle proprie acque territoriali per ripararsi dal maltempo. Una scelta che rende ancora più difficili le condizioni di vita di quanti si trovano a bordo. «Le persone salvate devono sopportare condizioni insostenibili. Parte di loro deve dormire all’aperto sul ponte della nave ed è esposta al vento, alle onde e al freddo», ha detto la portavoce dell’organizzazione Carlotta Weibl.

Chi naviga nel buio è la diplomazia della Commissione europea. Nonostante l’impegno a trovare alcuni Paesi disponibili ad accogliere una parte dei migranti, come già successo in passato, per adesso nessun risultato è stato però raggiunto. «I contatti avviati sono ancora in corso», ha spiegato ieri un portavoce augurandosi «una soluzione rapida» della vicenda.
ma anziché risolversi, la situazione sembra invece complicarsi ogni giorno che passa. Dopo l’Italia anche Malta è decisa a non far sbarcare i due nuclei familiari che si trovano a bordo – come richiesto dalle stesse famiglie e dall’equipaggio – ma solo le donne con i due bambini di 11 mesi e sei anni accompagnati da una terza donna incinta. Tutto resta dunque bloccato.

«Oltre alle condizioni fisiche, preoccupa anche lo stato psicologico», ha proseguito Weibl. «Abbiamo a bordo una dona che è stata venduta, ha dovuto lavorare in un bordello ed è stata torturata quando si è rifiutata. Questa donna ha bisogno di un immediato sostegno psicologico e non dovrebbe essere sottoposta a ulteriore stress dovuto al ritardo dello sbarco».
Come se non bastasse da qualche giorno anche i pasti sono razionati. Le scorte di cibo e acqua stanno infatti esaurendosi insieme a quelle di carburante e se no s troverà una soluzione nei prossimi giorni sarà necessario attrezzare una nave perché porti i rifornimenti. Nel frattempo c’è però l’emergenza maltempo che incombe: «Abbiamo bisogno di un rifugio sicuro» ha ripetuto anche ieri Werner Czerwinski, il comandante dell’Alan Kurdi chiedendo il permesso almeno di entrare nelle acque territoriali maltesi.

Intanto a rendere ancora più paradossale la situazione ci sono le dichiarazioni rese ieri da Federica Mogherini: «L’Ue non ha mai considerato la Libia un Paese sicuro e gli ultimi eventi ce lo dimostrano», ha detto l’Alto rappresentante dell’Ue. Aggiungendo però che l’Europa proseguirà l’addestramento della Guardia costiera libica.