Ieri mattina a Mosca, il Fsb ha arrestato Ivan Safronov, ex corrispondente di Kommersant il giornale liberal dell’imprenditoria russa, e da maggio consigliere dell’agenzia per la cosmonautica, Roskosmos. L’accusa è pesantissima: alto tradimento per «aver fornito informazioni riservate tecnico-militari a un paese della Nato». Rischia 20 anni di detenzione.

PASSAVANO SOLO 2 ORE e la redazione di Kommersant rompeva gli indugi e si schierava risolutamente a difesa dell’ex collega. «Il sospetto di “tradimento della patria” nel caso di Safronov ci sembra assurdo. La pratica degli ultimi anni mostra che qualsiasi cittadino russo il cui lavoro è collegato all’attività pubblica, sia che si tratti di un attivista per i diritti umani, di uno scienziato, di un giornalista o di un dipendente di una società statale può essere soggetto a pesanti accuse in qualsiasi momento. È particolarmente difficile per persone accusate di alto tradimento ottenere un’indagine equa e un processo pubblico: l’accusa è riluttante a fornire informazioni agli avvocati, le udienze sono a porte chiuse. L’opinione pubblica è costretta a fare affidamento solo su quanto affermano i servizi, il cui operato ogni anno di più solleva perplessità». Una presa di posizione che produceva subito molte reazioni perché è noto come Kommersant non sostenga mai cause perse in partenza e abbia ottime entrature al Cremlino.

CENTINAIA DI PERSONE nel pomeriggio si sono radunate davanti alla Lubjanka, sede del Fsb, per chiedere liberazione di Safronov e decine di pubblicisti sono stati arrestati. Per sabato l’opposizione annuncia grandi mobilitazioni per «difendere la democrazia» mentre il sindacato dei giornalisti rimarca che «con questo caso si stia scivolando verso una china pericolosa». In difesa di Sofronov anche Roskosmos. Il presidente dell’agenzia Dmitry Rogozin ha dichiarato che Safronov «non aveva accesso a materiali classificati» e di «non aver dubbi sulla sua correttezza». Uno degli avvocati di Safronov ha aggiunto che il suo cliente «si è dichiarato non colpevole delle accuse a lui mosse».

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha sostenuto invece di aver appreso dai media della detenzione di Safronov. Per Peskov «non è assolutamente necessario che il presidente Putin venga informato di tutte le sfumature del lavoro di controspionaggio» e che l’arresto di Safronov «non è in alcun modo collegato alla sua attività giornalistica».

LA PERCEZIONE È, secondo alcuni analisti, che l’Fsb stia agendo da tempo in piena autonomia rispetto al potere politico. Solo di domenica è la notizia che un dissidente ceceno è stato ucciso nei pressi di Vienna. La polizia austriaca ha arrestato 2 russi sospettati dell’omicidio e le conseguenze nei rapporti tra Ue e Russia potrebbero essere pesanti.

Safronov, da tempo nel mirino dei poteri forti, è stato per lungo tempo acclamato reporter, specialista di questioni militari e spaziali. Nel giugno 2019, Kommersant era stata accusata della divulgazione da parte di Safronov di notizie collegate alle consegne russe di aerei da combattimento Su-35 in Egitto. Successivamente il giornalista era stato costretto ad abbandonare l’attività (licenziato dalla proprietà malgrado la solidarietà della redazione) dopo aver sostenuto che Valentina Matviyenko, una dei bracci destri di Putin, fosse stata “scaricata” e vicina alle dimissioni. Il padre, Ivan Safronov senior, anch’egli giornalista, è morto nel 2007 cadendo “accidentalmente” dal quinto piano di casa sua dopo aver indagato sulle richieste di vendite di armi russe in Siria e in Iran.