C’è anche Giovanni Serpelloni, dal 2008 al 2014 capo del Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del consiglio dei ministri, tra i tre dirigenti della Ulss 20 di Verona arrestati ieri dalla Guardia di Finanza con l’accusa di turbativa d’asta e tentata concussione. Per tutti e tre (gli altri due sono Maurizio Gomma e Oliviero Bosco) sono stati disposti gli arresti domiciliari. Altri tre sono indagati.

Avrebbero preteso dalla società assegnataria dell’assistenza e manutenzione del software utilizzato nei Sert per gestire assistiti e terapie una percentuale sulle somme incassate e successivamente, a nome della stessa Ulss 20, ma all’insaputa della direzione generale, la somma di 100 mila euro a titolo risarcitorio, pena la revoca dell’incarico. Dalle indagini è emerso che la successiva gara sarebbe stata turbata e assegnata a una società compiacente, i cui soci amministratori sono a loro volta indagati.

Serpelloni aveva già diretto il Centro di medicina preventiva dell’Azienda Ulss 20 di Verona e il Dipartimento delle dipendenze della stessa Azienda. Dal 2003 al 2007 è stato direttore dell’Osservatorio regionale sulle dipendenze della Regione Veneto, per poi approdare a Roma alla guida del Dpa, chiamato dall’allora sottosegretario Carlo Giovanardi, con il quale condivideva la linea del proibizionismo a tutti i costi, e per questo contestato da molte associazioni.

Per via del software gestionale Serpelloni aveva già avuto problemi con la Ulss 20. Nel febbraio 2015 l’Azienda lo aveva licenziato per una controversia che riguardava la titolarità di diritti intellettuali del software Mfp.

Reintegrato dal tribunale per un’irregolarità formale nel licenziamento, il direttore generale della Ulss gli aveva però negato il ritorno al vertice del Sert perché nel 1999 era stato nominato senza effettuare un concorso. Poi, nel gennaio 2016 l’ulteriore reintegro, a capo del Sert.