Domenica sera le telecamere lo inquadravano al Marassi con le mani nei capelli dopo l’ennesimo crac della sua Samp. Qualche ora dopo i finanzieri, su mandato della procura di Paola, lo prelevavano da un noto albergo di Milano per tradurlo a San Vittore per un altro crac, stavolta finanziario. Come l’altro tycoon cinecalcistico Vittorio Cecchi Gori, da cui rilevò nel 2014 il pacchetto di 15 sale dell’omonimo circuito, la carriera di Massimo Ferrero va a incagliarsi su un enorme scoglio giudiziario.

È intorno a uno studio professionale di Acquappesa, nelle propaggini collinari del Tirreno cosentino, che ruota l’intricata vicenda giudiziaria culminata nell’arresto del presidente della Sampdoria. Si tratterebbe di un complicato sistema di scatole cinesi che avrebbe portato il patron blucerchiato a vedersi contestare i reati di bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali e altri illeciti societari.

È lo studio del commercialista Aniello Del Gatto, da Torre Annunziata ma con residenza ad Acquappesa, presso cui aveva sede legale perché sottoposta a liquidazione una delle società dell’imprenditore romano, il set di questi spericolati giochi contabili, sotto la lente investigativa dei giudici paolani, guidati dal procuratore capo Pierpaolo Bruni. Ferrero, con la complicità di alcuni congiunti, avrebbe distratto fondi dalla compagine societaria per sottrarli all’intervento dei creditori. Le indagini condotte dalla gdf avrebbero accertato la distrazione delle somme e individuato la illegittima canalizzazione dei soldi verso conti correnti e altre società di capitale.

Il commercialista residente ad Acquappesa è indagato e per lui sono stati disposti gli arresti domiciliari, così come per la figlia dell’imprenditore Vanessa e il nipote Giorgio. Sono nove le persone coinvolte complessivamente. E sono 38 i capi d’imputazione contestati a Ferrero. Gli accertamenti investigativi erano iniziati dopo il fallimento delle tre società della galassia Ferrero disposto dal tribunale di Paola tra il 2018 e il 2021: la Blu Cinematografica srl, la Ellemme Group srl e la Maestrale, l’ultima a essere dichiarata fallita, lo scorso agosto.

Da quel momento in poi, la procura paolana ha iniziato ad esaminare gli atti. Per scoprire dopo ulteriori acquisizioni documentali che Ferrero avrebbe posto in essere condotte illecite di natura finanziaria per trarne ingiusti profitti. Sotto osservazione, in particolare, la Ellemme Group srl. Ferrero, quale amministratore di fatto della società, avrebbe insieme alla figlia e al liquidatore sottratto e distrutto «in tutto o in parte, con lo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori, i libri o le altre scritture contabili in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari». Nell’inchiesta risulta estranea la società di calcio. Dalla cui presidenza Ferrero si è dimesso nel pomeriggio di ieri.