Politica

Arrestato lo scafista, recuperati altri 57 corpi

Lampedusa Protesta dei sopravvissuti nel centro di accoglienza. Nuove polemiche sui soccorsi

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 9 ottobre 2013

Dal giorno del naufragio ha dormito in mezzo ai sopravvissuti al naufragio di giovedì scorso, ospite come tutti gli altri del centro di Lampedusa pieno ormai come un uovo. Ieri, però, la polizia è andata a prenderlo e lo ha arrestato grazie alle testimonianze di una decina di profughi eritrei che lo hanno riconosciuto nelle foto mostrate loro dagli uomini della squadra mobile di Agrigento e lo hanno indicato come il «capitano» del barcone affondato a meno di un miglio dalle coste dell’isola. Si chiama Ben Salem Khaled, 35 anni, tunisino originario di Sfax. Per la procura del capoluogo siciliano, che gli contesta i reati di omicidio plurimo, procurato naufragio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sarebbe lo scafista che ha guidato l’imbarcazione stracarica fino all’inverosimile di uomini, donne e bambini dalla Libia fino in Italia.
I migranti lo chiamavano «White man», perché era l’unico non di colore, ma era anche l’unico a dormire sulla sola cuccetta presente a bordo, che divideva con un suo complice, a quanto pare un altro tunisino che ancora non è stato identificato. L’uomo è stato trasferito in carcere e verrà ascoltato nei prossimi giorni.
Ma ieri a Lampedusa è stato anche il giorno della protesta dei sopravvissuti. Ammassati da giorni nel centro di accoglienza sovraffollato, costretti in molti a dormire all’aperto, sotto la pioggia e distesi su materassi sporchi e maleodoranti, un gruppo ha inscenato una piccola manifestazione riuscendo a bloccre con il materassi l’uscita di due pullman con a bordo alcuni profughi in via di trasferimento. Un modo per attirare l’attenzione sulle condizioni degradate in cui versa il centro, che dopo l’incendio che lo ha in gran parte distrutto due anni fa, oggi potrebbe contenere al massimo 250 persone mentre invece ne ospita, quasi il quadruplo. Chiunque, nelle stesse condizioni, si sarebbe ribellato. La protesta è comunque durata poco, il tempo necessario ai carabinieri per spostare i materassi e consentire l’uscita dei pullman.
Dai racconti fatti in questi giorni al procuratore capo di Agrigento Di Natale emerge intanto altre testimonianze su pescherecci che non avrebbero prestato soccorso ai profughi. Due, in particolare, si sarebbero avvicinati alla nave carica di migranti restando nelle vicinanze per due ore, senza però intervenire. Sono sei i migranti, tutti somali e eritrei, che ne hanno parlato. «Non so per quale ragione sono stati fermi due ore», ha raccontato uno di loro agli inquirenti, ipotizzando che forse «chi conduceva l’imbarcazione voleva che qualcuno dall’Italia venisse a prenderci».
Un altro ha fornito agli inquirenti una versione leggermente differente: «Credevamo che da terra ci avessero avvistati e stessero venendo a prenderci, si sono avvicinate due imbarcazione ma non abbiamo chiesto aiuto perché pensavamo che stavano per arrivare i soccorsi», ha detto.
Nonostante il maltento sono proseguite anche ieri le operazioni di recupero dei corpi ancor presenti sul barcone adagiato a più di 40 metri di profondità. Ieri i subacquei ne hanno riportati a galla altri 57, che portano il numero delle vittime della tragedia a 274. Ma c’è purtroppo ancora molto lavoro da fare. E oggi sull’isola arriva il presidente della commisione Ue Barroso insieme alla commissaria Ue per gli Affari interni Malmstrom, accompagnati dal premier Letta e da Alfano. Nessuno di loro, però, visiterà il centro di accoglienza, mentre è previsto l’incontro con una delegazione di profughi nella sede dell’Aeronautica militare.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento