Mohamed Rasoulof, il regista di Il male non esiste Orso d’oro alla Berlinale nel 2020 è stato arrestato venerdì in Iran insieme a un amico, Mostafa Al-Ahmad, anche lui cineasta per avere lanciato via social network un appello contro le violenze della polizia di questi ultimi mesi.

Con l’hashtag #put­_your_gun_down_(metti giù la tua arma ) i due registi chiedevano alle forze speciali iraniane di non usare più le armi contro i manifestanti facendo eco alle proteste seguite alla repressione, lo scorso maggio, delle manifestazioni nella città di Abadan dopo il crollo di un edificio nel quale sono morte quarantuno persone.

NON È LA PRIMA volta che Rasoulof, regista riconosciuto internazionalmente i cui film invece sono proibiti in Iran, viene arrestato.

Era già accaduto nel 2011 quando lo avevano processato insieme al regista Jafar Panahi per avere attentato alla sicurezza del Paese, e condannato a sei anni di prigione con l’interdizione di girare film per vent’anni. La sentenza era stata poi sospesa e Rasoulof era stato rilasciato su cauzione.

Nel 2017, le autorità iraniane lo hanno fermato di ritorno dal festival di Telluride – dove aveva presentato il suo film A Man of integrity – sequestrandogli il passaporto senza permettergli nel 2020 di partecipare alla Berlinale – l’Orso d’oro era stato ritirato dalla figlia del regista, Baran Rasoulof.

Rasoulof e Al-Ahmad sono state arrestati nelle loro case, con un’azione «brutale e congeniata» ha dichiarato il produttore di Rasoulof Kaven Farzah a «Variety» e portati in una località sconosciuta. L’arresto – ha ancora commentato Farzah – è l’ennesima prova dell’incapacità da parte del regime iraniano di rispondere alla crisi economica e alle accuse di corruzione se non con atti violenti anche di fronte a richieste pacifiche come quella dei due registi. Immediata la reazione della comunità del cinema internazionale, a cominciare dalla Berlinale, con la richiesta di rilasciare subito i due registi.

I due nuovi arresti testimoniano ancora una volta l’ondata di repressione che ormai da diversi mesi attraversa l’Iran, e che trova negli artisti uno dei principali obiettivi. Secondo l’ Associated Press l’appello di Rasoulof e Al-Ahmad è stato firmato da altre settanta personalità del cinema iraniano.