Nel semplificatorio linguaggio mediatico, Cipriano Chianese è considerato l’«inventore» delle ecomafie. Per Legambiente è il «ministro dell’Ambiente» dei Casalesi. Fuor di iperboli, certo è che l’avvocato-imprenditore di San Cipriano d’Aversa è stato il primo «colletto bianco» a essere rinviato a giudizio, già negli anni ’90, per avvelenamento ambientale e inquinamento delle falde acquifere. Ieri mattina Chianese è stato arrestato. Era agli arresti domiciliari e nello scorso aprile gli erano stati confiscati beni per 82 milioni di euro (già sequestrati nel 2006), ora è finito in carcere con l’accusa di essere intervenuto, nel dicembre del 2005, per essersi appropriato, con mezzi poco leciti, della società Mary Trans, attiva nel trasporto di persone e di rifiuti solidi urbani e speciali.
Chianese è considerato dagli investigatori come un «colletto bianco» del clan dei Casalesi: la prima ordinanza d’arresto nei suoi riguardi è del 1993, quando fu accusato per associazione mafiosa, insieme ad altri 20 imprenditori del settore dei rifiuti. In quella indagine venne accertato che i clan del casertano e del napoletano, nel 1987, avevano favorito alcuni candidati nelle elezioni politiche e amministrative che si erano detti favorevoli ad autorizzare gli impianti di smaltimento dei rifiuti del napoletano a ricevere – in piena violazione delle norme – i rifiuti solidi urbani extraregionali. Chianese, in quell’occasione, venne assolto dal Tribunale di Napoli che, invece, condannò molti imprenditori e politici. Nel 2005 venne raggiunto da un’altra ordinanza d’arresto e da un provvedimento di sequestro beni con l’accusa di avere fornito sostegno ai Casalesi. Nell’agosto del 2006, le indagini della Dia hanno accertato che una società riconducibile a Chianese, qualche anno prima, aveva acquistato l’area sulla quale sorgeva un impianto di smaltimento dei rifiuti (ottenuto grazie all’intermediazione dei due capizona dei Casalesi Dario Simone e Raffaele Ferrara). L’area e l’impianto vennero sequestrati e, per la prima volta in Italia, un indagato – Cipriano Chianese, appunto – venne rinviato a giudizio per disastro ambientale ed avvelenamento delle falde acquifere. Il procedimento giudiziario nei suoi confronti è ancora in corso.
Per Legambiente Campania, con l’arresto di Cipriano Chianese «dopo 20 anni si riparte dove era arrivata, senza concludersi, l’inchiesta Adelphi, la prima grande indagine sulla Rifiuti Spa». Secondo l’associazione ambientalista Chianese «rappresenta l’anello centrale dell’ecomafia dei rifiuti perché per moltissimi anni ha gestito di fatto, come si evince dalle inchieste e dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, come una sorta di ministro dell’ecologia il settore rifiuti per conto del clan dei casalesi».