A tradirlo è stato l’ultimo dei tanti spostamenti che ormai faceva periodicamente per sfuggire proprio ai suoi ex colleghi. Robert Seldon Lady, ex capocentro della Cia a Milano, è stato arrestato a Panama dopo che tre giorni fa era stato fermato dalla polizia mentre tentava di attraversare la frontiera con il Costa Rica. Lady è stato uno dei principali organizzatori del sequestro dell’ex Imam di Milano Abu Omar, avvenuto il 17 febbraio del 2003, e per questo è stato condannato dal tribunale di Milano a 9 anni di reclusione. Condannati insieme a lui, ma a sette anni, altri 22 agenti del servizio americano. Sentenza confermata nel settembre del 2012 dalla Cassazione. Tutti gli imputati sono latitanti ma solo contro Lady l’ex ministro della Giustizia Paola Severino aveva disposto un mandato di cattura internazionale. E ieri l’attuale titolare del ministero di via Arenula, Anna Maria Cancellieri, ha firmato la richiesta di fermo. Il governo ha ora due mesi di tempo per richiedere l’estradizione dell’ex 007. Adesso sarà interessante vedere proprio quali saranno le prossime mosse dell’esecutivo. Non va dimenticato infatti che ad aprile il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha concesso la grazia a un altro dei protagonisti del sequestro Abu Omar, il colonnello Joseph Romano, nel 2003 comandante della base di Aviano nella quale l’imam venne trasportato per essere imbarcato su un aereo e trasportato prima in Germania e poi in Egitto dove venne imprigionato e torturato. Una scelta, quella del Colle, motivata con la necessità di mettere fine a una «vicenda delicata» che rischiava di compromettere i rapporti tra Italia e Stati uniti. Lady, però non sembra avere lo stesso peso di Romano, che subito dopo essere fuggito dell’Italia cominciò a lavorare per il Pentagono. Dopo un periodo trascorso negli Usa, dove ha vissuto nascondendosi nei dintorni di Miami, in Florida, Lady avrebbe lasciato il suo paese. Il suo sogno è sempre stato quello di fare ritorno nella casa che aveva a Penago, vicino Asti, e dove organizzava cene per i colleghi dei servizi. Non è detta, però, l’ultima parola. A un giornalista che lo intervistò nel 2007 l’ex capocentro confidò: «Io non ho niente da perdere». Un riferimento, forse, ai segreti che porta con sé.