Due sindaci di opposizione, Daniel Ceballos (San Cristobal) e Enzo Scarano (San Diego) sono stati arrestati ieri per aver partecipato alle proteste violente in corso in Venezuela contro il governo di Nicolas Maduro. Ceballos, riconoscibile sotto il cappuccio bianco, è stato filmato mentre dirige in prima persona le guarimbas (barricate di cemento, chiodi e spazzatura data alle fiamme) e gli scontri con le forze governative. Sono stati condotti al carcere di Ramo Verde, nella capitale, dove già si trova il leader di Voluntad Popular, Leopoldo Lopez. Rischiano dai 10 mesi ai tre anni.

Un’ordinanza del Tribunal supremo de justicia (Tsj) ha imposto alle autorità locali di garantire il diritto costituzionale alla libera circolazione dei cittadini. Quattro sindaci di opposizione, però, l’hanno contestata (fra questi, i due arrestati), e in alcune zone i blocchi stradali continuano. Lavoratori e studenti sono nel mirino dei cecchini. Il compito dei lavoratori della nettezza urbana è ad alto rischio. Nella capitale, un operaio è stato ucciso mentre rimuoveva le barricate dei guarimberos. Nel Tachira, uno studente diciottenne è stato ammazzato con un colpo alla nuca, mentre incappucciati in moto hanno incendiato la sede dell’Università sperimentale delle Forze armate di San Cristobal (Unefa) e devastato altre strutture pubbliche.

Gli studenti di opposizione hanno deciso di continuare le agitazioni, e hanno respinto il dialogo proposto dal governo, rilanciando la loro richiesta: liberazione dei detenuti, in particolare del commissario Ivan Simonovis (in carcere per aver sparato sui manifestanti) e di Leopoldo Lopez. Dal carcere di Ramo Verde, dov’è recluso da un mese con l’accusa di aver istigato alle violenze, Lopez ha incitato i suoi a continuare le proteste. Gran parte dell’opposizione è tentata di lasciarlo al suo destino, tuttavia la Mesa de la unidad democratica (Mud) ha indetto per domani mattina una manifestazione nazionale per la sua liberazione. Intanto, continua la battaglia mediatica.

Alcuni quotidiani privati come El Universal accusano il governo di averli discriminati nell’assegnazione di dollari. Human Rights Watch esige «la condanna degli abusi contro gli studenti». La rivista Zeta pubblica un numero da brivido su presunte torture e scomparse di pacifici studenti, come nelle peggiori dittature latinoamericane. Un gruppo di Ong per i diritti umani sostiene invece l’operato democratico del governo e condanna le violenze. Maria Corina Machado e Antonio Ledezma persistono nella richiesta che ha innescato la violenza di strada e che ha provocato 31 morti: «la salida», l’uscita dal governo del presidente Nicolas Maduro. Senza attendere la metà del mandato per chiedere un referendum revocatorio, come prevede la costituzione. Un tentativo di golpe, secondo il chavismo, privo di reale consenso interno ma appoggiato dai poteri forti a livello internazionale. L’opzione violenta e la lotta per il potere divide la Mud. Il ministro degli Interni, Miguel Rodriguez Torres, ha illustrato un’informativa di intelligence secondo la quale il 10 e l’11 febbraio si sono svolte due riunioni ristrette, coordinate da Lopez e Machado, presente un gruppo di sindaci di opposizione. Obiettivo, incendiare il paese per ottenere «la salida». Un informatore che ha partecipato alle riunioni, definito «fonte A1», ha raccontato che Henrique Capriles «se ne andò rifiutandosi di appoggiare quel pazzo (Lopez) che proponeva di incendiare le città. E così altri sindaci di opposizione».

L’altroieri, il parlamento (a maggioranza chavista) ha istituito la Commissione per la verità, per far luce sulle responsabilità nelle violenze. I 4 deputati di opposizione, chiamati a farne parte insieme a 5 chavisti, hanno rifiutato. La seduta è stata interrotta per consentire la consegna di un fascicolo alla Procura generale: una richiesta per la sospensione dell’immunità parlamentare a Machado, accusata di attività anticostituzionale. «Così ci rendete invincibili», ha ribattuto la deputata (in prima fila nel golpe contro Chavez del 2002). Machado ha detto che parlerà alla prossima riunione dell’Organizzazione degli stati americani (Osa) perché il Panama le ha ceduto il diritto di intervento. Il presidente panamense Ricardo Martinelli si è rivolto al Wto per protestare contro la decisione di Caracas di sospendere le relazioni commerciali. La settimana prossima arriverà invece nel paese la missione di pace di Unasur.

Intanto, il governo ha promesso il pagamento del debito alle grandi compagnie aeree, che hanno speculato per anni sul dollaro parallelo e ora fanno ostruzionismo. Il governo ha organizzato in tutto il paese mercati popolari per la distribuzione di alimenti, organismi di controllo e punti per la distribuzione gratis di medicine.