Colpire e distruggere lo «Stato-fantoccio» con attentati e fatti di sangue: questo era l’obiettivo. Sono stati fermati, dopo oltre un anno di intercettazioni e di verifiche. Blitz antiterrorismo, da parte della Direzione distrettuale antimafia e dei carabinieri del Ros dell’Aquila, contro un’organizzazione sovversiva in cui i militari si sono infiltrati: in 14 sono stati arrestati ed altri 31 sono inquisiti. L’operazione è stata denominata «Aquila nera». Smantellata l’associazione «Avanguardia Ordinovista» che, richiamandosi agli ideali del disciolto movimento politico neofascista Ordine Nuovo e ponendosi in continuità con l’eversione nera degli anni 70, «progettava azioni nei confronti di obiettivi istituzionali, al fine di rovesciare l’ordine democratico dello Stato».
Il gruppo, che comunicava utilizzando molto i social network, è guidato da Stefano Manni, 48 anni, originario di Ascoli Piceno e residente a Montesilvano (Pe), carabiniere fino a10 anni fa. Era lui a muovere le fila e lui su Facebook, nel settembre 2013, scrive: «Questo è il momento storicamente perfetto per carbonizzare Napolitano e la sua scorta. Da qui deve iniziare la liberazione d’Italia». Il 29 ottobre successivo sempre Manni posta la frase: «D’ordine. Colpire tutte le sedi Equitalia con ordigni ad alto potenziale, quando i dipendenti sono dentro. Già perché Equitalia non ha un corpo e un’anima, opera (ed uccide) per mezzo dei suoi dipendenti. Diffondere». A seguire un altro messaggio, «indicativo dello spirito rivoluzionario e stragista». «Credo – commenta – che voi non abbiate capito bene. Se i Marò dovessero essere condannati a morte si aprirà una stagione di sangue che l’Italia non ha conosciuto neanche con i conflitti mondiali».

Manni, dunque, (che vanta un legame di parentela con Gianni Nardi, terrorista neofascista che negli anni 70 insieme a Stefano Delle Chiaie, Giancarlo Esposti e Salvatore Vivirito, era uno dei maggiori esponenti di Ordine Nuovo) aveva un piano «volto a minare la stabilità sociale attraverso atti violenti» che avrebbero dovuto interessare «prefetture, questure e uffici». E personaggi politici. Nel mirino ad esempio la presidente della Camera Laura Boldrini, il senatore a vita ed ex premier Mario Monti e l’ex ministra per l’Integrazione, Cecile Kyenge. E poi l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini e l’ex presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi (Fi), come si evince dall’intercettazione ambientale del 9 agosto scorso di una riunione programmatoria per l’individuazione di precisi obiettivi, indicati in «politici senza scorta e di poco peso» e «di punti di aggregazione di extracomunitari». Prima di agire bisognava studiare le «reali abitudini dei soggetti da colpire ed inoltre prendere esempio dalle Brigate Rosse nella costituzione di cellule di 4 o 5 persone».

Nell’ordinanza del gip Giuseppe Romano Gargarella si legge che «lo scenario politico ed economico italiano è considerato dal Manni e dal suo circuito l’humus favorevole per sollecitare sentimenti di antisemitismo e xenofobia, affiancati da marcate forme di istigazione ed incitamento ad azioni estreme, indirizzate sia contro personalità politiche che contro la magistratura». Il 26 settembre 2013 Manni posta un’immagine di Enrico Letta, sovrastata dalla didascalia: «Tu sai, è vero che sei stato condannato a morte?».

In una intercettazione telefonica poi parla con Valerio Ronchi, 48 anni, di Como (indagato) dell’aspetto legato al finanziamento del gruppo. Ronchi: «Allora bisogna trovare un qualcuno che dice, ascoltate, io sto fuori non voglio essere né menzionato né benedetto non mi interessa niente, ho la possibilità di darvi ’x’, sono 100 mila euro, sono 500 mila, sono un milione…». Manni: «Mbee’ certo». Ronchi: «E siamo sempre lì… due anni fa che avevamo chiesto a Berlusconi, abbiamo detto tu stattenete fuori, ci prendiamo tutti i cazzi tuoi a sinistra che hai tu sul groppo ce lo prendiamo noi, dacci una mano, vuoi apparire non vuoi apparire questo lo devi decidere tu a noi non ce frega un cazzo, dacci una mano è una cosa economica, solo per poterci muovere tranquillamente…».

Il gruppo era anche mobilitato per fornirsi di un arsenale. Bisognava approvigionarsi di armi «recuperandone alcune dall’ultima guerra mondiale, acquistandone altre in Slovenia tramite contatti locali e poi tramite rapine». Ecco un’intercettazione… «Li hai contattati quelli no?». “Sì, sì». «Per ’sto cazzo di compleanno quanto costano le caramelle, che ti hanno detto». «Mi hanno detto 6,700 euro per un AK (un tipo di fucile, ndr)… A grandi linee è come negli anni Settanta, solo che con la tecnologia avanzata dobbiamo stare molto più attenti».
L’organizzazione, che ha diramazioni in tutta Italia e una struttura verticistica, avrebbe intrattenuto contatti con altri gruppi di estrema destra, per unirsi nel «processo di destabilizzazione e lotta politica», quali i «Nazionalisti Friulani», il «Movimento Uomo Nuovo» e la «Confederatio». C’era pure l’idea «di partecipare alle elezioni politiche con un proprio partito» e di assassinare Marco Affatigato, esponente politico dal 1973 al 1976 di ’Ordine Nuovo’, latitante in quanto accusato di associazione sovversiva, ritenuto «infame» poiché legato ai servizi segreti.
In carcere, oltre al capo, sono finiti Marina Pellati 49 anni di Varese, compagna di Manni; Luca Infantino (33) di Legnano (Milano); Piero Mastrantonio (40) dell’Aquila; Emanuele Pandolfina Del Vasto (63) di Palermo, residente a Pescara; Franco Montanaro (46) di Roccamorice (Pescara); Franco La Valle (51) di Chieti; Maria Grazia Callegari (57), residente in provincia di Torino; Franco Grespi (52) residente a Gorizia; Ornella Garoli (53) residente a Gorizia; Katia De Ritis (57) di Lanciano (Chieti). Ai domiciliari Monica Malandra di 42 anni dell’Aquila; Marco Pavan (30) residente a Padova e Luigi Di Menno di Bucchianico 47enne di Lanciano (Chieti). Tra gli indagati Rutilio Sermonti, 93 anni, ritenuto l’ideologo, «estensore di una nuova costituzione repubblicana basata su un ordine costituzionale di ispirazione marcatamente fascista», sequestrata ieri in casa sua, ex di Ordine Nuovo e tra i fondatori del Msi.