«Non possiamo restare a casa sperando che qualcun altro faccia il lavoro scomodo al posto nostro». Carola Rackete, ambientalista, ex comandante della Sea Watch, non smette di stare fisicamente in prima linea, in mare come nei boschi dell’Assia.

Ieri è stata arrestata dalla polizia mentre protestava – insieme ad altri cento attivisti – contro il previsto allargamento del tracciato dell’Autostrada 49, destinato a devastare la vicina foresta di Dannenröd.

Tirata giù dalla cima dell’albero su cui si era barricata da due giorni (vestita da pinguino) non ha opposto resistenza all’esercito di agenti in assetto da guerra chiamati a soffocare l’«azione di disobbedienza civile» che fino a ieri ha impedito l’abbattimento di 27 ettari condannati a fare posto alla maxi-colata di bitume e calcestruzzo.

Una tattica pacifica, radicale quanto basta a essere definita vincente perfino dalla polizia dell’Assia, costretta ad ammettere che l’occupazione delle cime degli alberi di ogni singolo lotto della “grande opera” aveva compromesso seriamente il taglio dei tronchi. «Gli ambientalisti si sono mossi in maniera intelligente: finché c’è gente arrampicata sulle cime degli alberi per i tecnici è impossibile procedere all’abbattimento».

Dopo l’arresto di Rackete, gli attivisti hanno organizzato decine di manifestazioni e flash-mob nella zona: dalla protesta del Fridays for Future nella vicina cittadina di Stadtallendorf, alle analoghe iniziative promosse dai Residenti contro l’A-49 a Homberg, fino all’azione di solidarietà con gli arrestati di fronte al carcere di Preugessheim con il motto: «Liberateli tutti».

Di certo lo sgombero dei presidi degli ambientalisti permetterà di riaccendere i motori delle ruspe, ma non spegne la disobbedienza che ha fatto slittare il raddoppio della A-49, la cui inaugurazione era prevista il 28 febbraio 2012.