Ci stupisce che l’assessore all’urbanistica Montuori, nel rispondere ad un articolo di Paolo Berdini sulla riqualificazione della Stazione Tuscolana, non abbia citato l’esistenza di Scup. Sia perché ci ha pubblicamente incontrati in un’assemblea svoltasi il 10 gennaio all’interno dell’ex-Sta di Piazza Ragusa, incentrata sul piano di riqualificazione della suddetta stazione e delle aree limitrofe, sia e soprattutto perché la sede attuale del progetto Scup, in via della Stazione Tuscolana, nell’area coinvolta dal piano di rigenerazione, è stata ottenuta anche grazie all’impegno del Municipio VII battente bandiera pentastellata. Infatti è proprio sotto l’egida della presidenza Lozzi e del vicesindaco Bergamo che il nostro progetto di sport e cultura popolare è sopravvissuto al terzo sgombero, ottenendo un comodato d’uso gratuito in tre capannoni di proprietà RFI. Una vittoria per il governo della città oltre che per Scup, il quartiere e l’intero Municipio VII. Eppure Montuori non ci nomina e scrive che «le aree vicine ai binari sono caratterizzate dalla presenza di attività incompatibili con le residenze circostanti e con la modernizzazione delle linee ferroviarie. Sono spazi abbandonati, degradati, inquinati, inaccessibili. Ovunque nel mondo da questi luoghi parte la rigenerazione di interi settori urbani. Non devono essere tutelati, devono essere riqualificati».

Ci verrebbe da dire che ad essere incompatibile con le residenze circostanti è questo modo di fare politica, lontana dalle necessità, dalle energie e dalle esperienze che mantengono in vita territori depredati dagli abusi edilizi, depauperati dalla carenza di servizi culturali e luoghi di aggregazione sociale, una politica che non si preoccupa di preservare una rigenerazione già in atto. Scup, grazie alla sua presenza, ha reso possibile la bonifica di un tetto in amianto a beneficio di tutto il quartiere, trasformando tre capannoni fatiscenti in palestre dove si svolgono corsi e laboratori di arti performative tra teatro, circo e danza, sport e discipline olistiche. Migliaia sono i soci che usufruiscono di sale prove, aule studio, rassegne teatrali, musicali, cinematografiche e culturali, di percorsi dedicati alla consapevolezza alimentare o di progetti di inclusione sociale che vedono la partecipazione di persone con disturbi dello spettro autistico o di persone migranti. Ultimo ma non meno importante, siamo l’unico spazio nei dintorni a proporre cicli e rassegne dedicate alle tematiche di genere e al contrasto alla violenza maschile sulle donne.

Una comunità densa, un tessuto sociale in ricomposizione, fatto di tante generazioni, dalla più giovane alla più anziana, che rendono Scup un antidoto all’isolamento della metropoli. Un caleidoscopio di umana ricchezza impossibile da quantificare, perché non ha prezzo.

Anche noi pensiamo che ci sia bisogno di riqualificare e di rendere vivibili aree urbane come quelle di via della Stazione Tuscolana. Abbiamo accolto con favore la notizia dell’avvio dei lavori previsti per la stazione di cui, da anni, denunciamo l’abbandono. Quello che ci divide è l’atteggiamento, che forse potremmo semplificare e chiamare buonsenso. Il buonsenso orienterebbe il politico a preservare ciò che già c’è, senza per questo rinunciare a sviluppare altro: e cioè a tutelare Scup mentre si rigenera il tessuto sociale urbano, aprendo cinema e biblioteche, ampliando e curando gli spazi verdi, moltiplicando i centri anziani e i centri di aggregazione giovanile, istituendo nuovi punti Asl, potenziando la mobilità sostenibile e il trasporto pubblico, investendo in edilizia residenziale pubblica e non negli ennesimi palazzoni con appartamenti a prezzi esorbitanti.

Perché allora manca questo minimo di buonsenso? Viene il dubbio che, travestita da bando di concorso, siamo in procinto di assistere all’ennesima gara d’appalto speculativa, nella vana speranza di risolvere gli annosi problemi di questa antica e stanca città svendendone pezzi al mercato privato.