La Francia e la Gran Bretagna affermano di avere le prove che delle armi chimiche sono state usate contro la popolazione in Siria la scorsa settimana (la missione internazionale di esperti sul posto inizia solo domani). La Francia rifiuta pero’ di partecipare a un’escalation contro il regime siriano e resta evasiva sui tempi di un eventuale intervento mirato. Theresa May ha riunito d’urgenza ieri il governo. La Germania sostiene che l’uso di armi chimiche è “inaccettabile”, ma ribadisce il rifiuto di partecipare a un’azione militare. Di fronte all’evasività di ieri di Donald Trump, stando agli ultimi tweet del presidente Usa, Macron e May prendono tempo.

Il presidente francese, che ha dato un’intervista di un’ora al Tf1 dalle ore 13 alle 14, dedicata soprattutto a temi di politica interna e alle questioni sociali che stanno scuotendo il paese, ha precisato all’inizio: “abbiamo le prove che delle armi chimiche siano state utilizzate, ameno il cloro” e che queste “sono state utilizzate dal regime”. Ma altri elementi devono ancora essere raccolti e una decisione francese sarà presa solo “a tempo debito”, nel momento in cui sarà ritenuta “più utile e efficace”. Macron ha precisato: “cio’ che facciamo e che faremo in Siria è assicurare un massimo di stabilità nella regione. La Francia non lascerà che ci sia un’escalation”. Ma ha messo in guardia Assad: “non lasceremo regimi che credono che tutto sia permesso”. Macron ha precisato l’obiettivo degli europei, che è la lotta contro il terrorismo islamista, che con ordini venuti dalla Siria ha colpito la Francia a più riprese dal 2015: “dobbiamo lottare contro il terrorismo fino in fondo, assicurare che il diritto internazionale sia rispettato e fare di tutto perché ci sia un cessate il fuoco”. In mattinata, prima dell’intervista su Tf1, Emmanuel Macron e Angela Merkel si sono sentiti al telefono. Secondo il comunicato dell’Eliseo, è stata “evocata la situazione internazionale, la preoccupazione comune in seguito agli attacchi inaccettabili avvenuti sabato 7 aprile in Siria, e le minacce che costituiscono le nuove violazioni alla proibizione delle armi chimiche”. Macron e Merkel “hanno anche espresso rammarico per i blocchi attuali al Consiglio di sicurezza dell’Onu, le cui risoluzioni non sono rispettate”, dopo i tre testi presentati martedi’ e tutti bocciati per veti incrociati tra occidente e Russia. I due leader hanno “convenuto di restare in stretto contatto su queste questioni”.  In Gran Bretagna, Theresa May ha convocato una riunione d’emergenza del governo. La discussione è sempre sull’eventualità di dover aspettare un voto del Parlamento britannico per poter intervenire: per i conservatori, la violazioni della proibizione dell’uso di armi chimiche permette di agire senza voto favorevole. Ma non tutti sono d’accordo, mentre il parlamento si riunisce solo lunedi’ prossimo. “Tutto indica che il regime siriano è responsabile” ha detto Theresa May, del “barbaro attacco” del 7 aprile. “Il ricorso alle armi chimiche non puo’ restare senza risposta. Lavoreremo con gli alleati più vicini su come assicurare che i responsabili rendano dei conti”, con un pensiero anche alla Russia, visto che l’agenzia di controllo sulle armi chimiche ha confermato ieri che contro Skipal è stato usato il Novichok, prodotto russo .

Al di là delle dichiarazioni, la preparazione militare continua il suo corso. Macron ha chiesto al capo di stato maggiore, François Lecointre, di valutare i tempi e le modalità di un eventuale intervento. Delle fregate francesi sono nel Mediterraneo orientale, dotate di missili con una gittata di mille chilometri. Poi ci sono gli aerei francesi di base in Giordania. Dei sottomarini britannici della Royal Navy sono ormai a portata di tiro della Siria, dotati di missili. Il modello dell’intervento potrebbe calcarsi su quello studiato nel 2013 in seguito a un altro attacco chimico, a cui poi gli occidentali avevano rinunciato, perché Obama si era tirato indietro, seguito da Cameron, sconfitto da un voto negativo in parlamento. La Francia di Hollande non aveva potuto agire da sola, anche se ancora adesso l’ex presidente se ne rammarica. L’obiettivo dovrebbe essere limitato a delle strutture militari del regime e agli stock di prodotti chimici, a basi aeree. Ma gli occidentali temporeggiano, anche perché bisogna aggiornare la situazione logistica, che puo’ essere cambiata rispetto al 2013. Inoltre, tutti sanno che è praticamente impossibile annientare tutta la catena di produzione del cloro, elemento che entra nella produzione di molti prodotti, non solo di armi.