Nei tinelli delle case bielorusse la gente è rimasta sbigottita domenica sera nel vedere in video Alexander Lukashenko sorvolare con l’elicottero le piazze dove si manifestava definendo quella parte del suo popolo «topi», e vederlo poi circolare nelle strade adiacenti al palazzo governativo con giubbotto antiproiettile e mitragliatrice in mano, salutando gli omon di guardia chiamandoli «bellini».

UNA PAGLIACCIATA che si è colorata di «autogolpe» quando ha fatto spegnere anche la connessione mobile in parte della capitale dei principali operatori per alcune ore e mosso qualche reparto di autoblindo in giro per la città per intimidire la popolazione.

IL PRESIDENTE IN CARICA a fronte di un’opposizione che non vuole sapere di andarsene a casa (anche domenica malgrado il maltempo oltre 100 mila persone in strada a Minsk, 20 mila a Grodno e Brest e piazze piene anche in tanti altri centri minori) sta cercando in ogni modo un casus belli per scatenare un’altra ondata di repressione nel paese.

Domenica pomeriggio un aereo dell’esercito bielorusso è entrato per qualche minuto nello spazio aereo lituano ma l’esercito del paese baltico ha evitato l’escalation.

Lukashenko ha chiamato per la quarta volta dall’inizio della crisi il presidente russo Vladimir Putin ma quest’ultimo ha promesso solo che le prime partite di vaccini anti-covid verranno spedite proprio in Bielorussia. Si tratta di una specie di beffa visto che il presidente bielorusso negava fino a poco tempo fa l’esistenza stessa della pandemia.

La serrata delle fabbriche preannunciata da Lukashenko, essendo un autogol dal punto di vista economico, ieri mattina non c’è stata, tuttavia sono stati arrestati due degli attivisti più in vista del comitato di sciopero della fabbrica Mtz ma i lavoratori sembrano voler ora intraprendere forme di lotta che pesino meno sui salari: da oggi alla Bieloruscalya è iniziato uno sciopero bianco (i lavoratori svolgono le mansioni regolamento alla mano rallentando la produttività) che nei paesi dell’ex-Urss viene chiamato «sciopero italiano».

AL FIANCO DEI LAVORATORI bielorussi in lotta si schiera il più forte sindacato indipendente russo la Confederazione del lavoro che «chiede ai lavoratori di Russia, Ucraina, Moldova, Kirghizistan, Kazakistan di opporsi alle intenzioni delle autorità della Repubblica di Bielorussia di sostituire i lavoratori in sciopero con gli scioperanti dei nostri paesi» si dice nell’appello.