Ogni «cosa si muta così presto in un’altra»: a questa conclusione giunge Ariadne mentre ripensa al suo idillio amoroso con Teseo, che all’improvviso l’ha piantata in asso, all’inizio di Ariadne auf Naxos di Richard Strauss su libretto di Hugo von Hofmannsthal. In un istante l’amore si è trasformato in indifferenza, perché tra gli uomini «tutto è una cosa ed un’altra» allo stesso tempo. Ma la stessa incessante trasformazione che investe le cose umane finisce per sopraffare anche Ariadne, che di lì a poco, mentre invoca Hermes, dio delle trasformazioni, perché la guidi nel regno dei morti, trovatasi di fronte a Bacco, se ne lascia ammaliare… Quella di Hofmannsthal e Strauss è una celebrazione della ricchezza inesauribile della vita e le parole di Ariadne sono il principio costruttivo dell’opera, sviluppata come un caleidoscopio di transizioni drammatiche e iridescenze musicali. Sul piano drammatico, nel prologo, il maggiordomo di un aristocratico viennese che vuole intrattenere i suoi ospiti con l’opera seria «Ariadne auf Naxos» annuncia al maestro di musica prima che la rappresentazione sarà seguita dalla farsa «Zerbinetta infedele e i suoi quattro amanti», poi che l’opera e la farsa dovranno essere eseguite in contemporanea.

Lo spettacolo, che ambienta la vicenda all’epoca della composizione dell’opera, contiene e illustra senza troppe sovrastrutture simboliche la multiformità del mondo inventato da Hofmannsthal e Strauss

QUANDO HA INIZIO la rappresentazione, mentre la primadonna seria, nella parte di Ariadne, si alterna alla comica Zerbinetta, nella parte di se stessa, sul piano musicale gli stilemi del dramma serio settecentesco e dell’opera wagneriana si alternano a quelli dell’opera buffa italiana e dell’operetta viennese, le melodie statuarie del soprano drammatico ai melismi del soprano di coloratura.
L’allestimento in scena fino al 3 maggio al Teatro alla Scala è quello firmato da Sven-Eric Bechtolf per Salisburgo nel 2012, ripreso a Vienna nel 2014. Lo spettacolo, che ambienta la vicenda all’epoca della composizione dell’opera, contiene e illustra senza troppe sovrastrutture simboliche la multiformità del mondo inventato da Hofmannsthal e Strauss, mettendo sempre la musica e l’elemento metateatrale al centro (le rocce dell’isola di Nasso sono pianoforti schiantati). Michael Boder dirige cercando di evidenziare tutte le componenti stilistiche della partitura, offerte al pubblico col godimento del musicofilo, senza troppe ricercatezze, ma con presa sicura.

KRASSIMIRA STOYANOVA, a suo agio nella tessitura di Ariadne, dà prova della sua consueta professionalità che consente alla malinconia di secondo grado del ruolo di non essere annullata dall’ironia che serpeggia nella partitura; la Zerbinetta di Erin Morley, perfetta nei vocalizzi indiavolati voluti da Strauss, è convincente nel lasciar trapelare la donna accorata sotto la maschera della vezzosa; in difficoltà sia Stephen Gould nel ruolo di Bacco che Sophie Koch in quello del giovane compositore; prezioso il maestro di musica di Markus Werba; a fuoco anche Caterina Sala, Rachel Frenkel e Olga Bezsmertna nei panni di Najade, Dryade ed Echo.