C’è voglia di novità in Colombia. Non si tratta, è vero, di una grande svolta a sinistra, né tantomeno dell’inizio di una transizione post-capitalista. Ma, di certo, quel che hanno rivelato le elezioni amministrative di domenica è che il popolo colombiano inizia a essere davvero stanco di corruzione e di violenza, di poteri mafiosi, di quel modello narco-paramilitare rappresentato ancora dalla potente – ma forse non più tanto – leadership dell’ex presidente Álvaro Uribe, di cui l’attuale presidente Iván Duque è considerato, come noto, una (incompetente) marionetta.

La voglia di nuovo si è espressa in maniera eclatante nella capitale, dove, per la prima volta nella storia del paese, ha vinto una donna, la 49enne Claudia López, dichiaratamente lesbica, che, con il 35,2% dei consensi, ha avuto la meglio sul liberale Carlos Fernando Galan, fermo al 32,5%. «Ha vinto il cambiamento, la decisione di spazzare via la corruzione e il clientelismo della politica tradizionale», ha dichiarato la nuova sindaca, candidata di Alianza Verde, una formazione di centro tendente a sinistra, e dura oppositrice di Uribe (ma anche assai critica del «dittatore» Maduro).

La sua campagna è stata dominata dai temi della sicurezza, del sostegno all’educazione, alla salute e alle pari opportunità, di una migliore mobilità cittadina, con l’impegno a portare avanti il controverso progetto della metropolitana sopraelevata (causa principale della mancata alleanza con la Colombia Humana di Gustavo Petro, il cui progetto prevedeva invece una metro sotterranea). Ma anche da un dettagliato programma di lotta alla corruzione e da un serio impegno sul fronte ambientale, sotto lo slogan “Rinverdire Bogotà per vivere e respirare” e la promessa di piantare «alberi e ancora alberi». Ma non è stata certo questa l’unica novità della giornata elettorale.

Grande sorpresa ha suscitato la vittoria a Turbaco, uno dei municipi più importanti del dipartimento di Bolívar, del “cantautore delle Farc” Guillermo Enrique Torres, noto come Julián Conrado, primo ex guerrigliero ad essere eletto dal voto popolare. Sostenuto da una coalizione composta, oltre che dal partito Farc, anche da Colombia Humana e Unión Patriótica, il nuovo sindaco di Turbaco era diventato famoso durante il tentativo di negoziato tra governo e guerriglia del 1999, quando, con la sua chitarra, aveva assistito all’inaugurazione dei colloqui tra le Farc e l’allora presidente Andrés Pastrana.

E come «una conquista del processo di pace» ha definito la sua vittoria l’ex guerriglia. Ma se questa è stata la nota più di sinistra delle amministrative, buoni segnali, in termini di consolidamento della democrazia, sono venuti anche dall’affermazione di diversi candidati indipendenti dai partiti tradizionali, come William Dau a Cartagena, Jairo Yáñez a Cúcuta e soprattutto del giovane Daniel Quintero a Medellín: quasi una new entry in politica, ma in grado di rifilare una cocente sconfitta al candidato del Centro Democrático, il partito di governo, Alfredo Ramos, apertamente sostenuto proprio da Uribe. È stato quest’ultimo, del resto, dopo aver perso anche il governo di Antioquia, a risultare il grande sconfitto delle elezioni. Come lui stesso ha ammesso: «Abbiamo perso, riconosco la sconfitta con umiltà. La lotta per la democrazia non ha fine».