Mauricio Macri vuole la testa di Cristina Kirchner: spera di mandarla in galera. Dopo aver risolto i suoi problemi giudiziari per una faccenda di intercettazioni illegali, l’imprenditore succeduto a Cristina alla guida dello stato, ora tesse la rete in cui spera di far cadere la sua avversaria. E vuole fare in fretta, a colpi di decreto: 29 nelle prime due settimane di governo, tanti quanti ne ha promulgati la presidente Kirchner in 8 anni . Dopo aver modificato per decreto la legge sull’audiovisivo, ha esautorato dalle funzioni la Procuratrice generale Gils Carbo e ha designato due giudici della Corte suprema a lui graditi, ricevendone una denuncia da un gruppo di avvocati e giuristi: «per procedimento illegale e in palese violazione della Costituzione».

Ma ora – scrive il giornalista Horacio Verbitsky su Pagina 12, è tempo di vendetta. E Macri, che si circonda di personaggi graditi alla Cia e agli imprenditori – vuole mandare in galera Cristina: supportato dal grande nemico dei Kirchner, il gruppo Clarin. Intanto, resta aperta la nebulosa questione dell’attentato alla Mutua israelitica Amia, rimasto impunito dal 1994.

Il 18 luglio di quell’anno, un furgone carico di tritolo esplose nel parcheggio seminterrato dell’edificio che ospitava gli uffici dell’Associazione Mutualità Israelita Argentina e della Delegazione delle associazioni israelite argentine. Per il crollo dell’edificio morirono 85 persone e oltre 200 rimasero ferite. Da allora, la comunità ebraica argentina – la più numerosa di tutta l’America Latina – ha subito influenze politiche e cambi di indirizzo, in relazione al quadro internazionale. Una parte ha preso posizione contro i numerosi tentativi di depistaggio che hanno messo al centro la cosiddetta pista iraniana e che, l’anno scorso, hanno spinto il procuratore Nisman ad annunciare l’intenzione di portare in tribunale la presidente Kirchner per presunte connivenze con l’Iran.

La morte sospetta di Nisman ha portato in luce l’ambigua influenza della spia Stiuso, uomo del Mossad e della Cia, attivo durante la dittatura militare argentina. Kirchner ne ha approfittato per mettere in marcia l’auspicata riforma dei servizi segreti: un altro boccone indigeribile per Macri che, dopo aver minacciato la leader delle Madres de Plaza de Mayo, Hebe de Bonafini, ha promesso di farla finita con i processi politici ai repressori dela dittatura. I giudici hanno già capito l’aria e una decina di imputati sono già usciti di galera.

Anche i burattinai dei fondi avvoltoio, messi all’angolo dalla politica «sovranista» di Kirchner premono per portarla in tribunale. E i pretesti giudiziari non mancherebbero: da quelli dell’«arricchimento personale» ai cavilli politici. Dopo la morte di Nisman, spinta dai suoi referenti di destra la magistratura era scesa apertamente in campo, organizzando una grande manifestazione, e ora sono in molti ad affilare nuovamente i coltelli.
Intanto, continuano le mobilitazioni popolari e le manifestazioni di sostegno alle Madres de Plaza de Mayo, la cui radio è stata attaccata da un commando che – secondo le loro testimonianze – gridava: «Viva Macri». Per i 183 anni dell’«occupazione illegittima» delle isole Malvinas da parte della Gran Bretagna, il ministro degli Esteri argentino è tornato a rivendicare i propri diritti sull’isola, occupata dalle forze britanniche il 3 gennaio del 1833.