Quasi 600.000 persone hanno accompagnato ieri la ex presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner che ha presentato una memoria difensiva al giudice Claudio Bonadio, che ha aperto contro di lei un’indagine per presunta frode fiscale: «Se non esce, entriamo noi», gridava la folla.
Nel suo testo difensivo, Cristina ha negato ogni addebito e ha accusato il magistrato di «abuso di potere». Rivolta ai sostenitori, l’ex presidente ha accusato il governo Macri di volerla mettere in galera, e ha aggiunto: «possono citarmi a giudizio 20 volte, ma non riusciranno a farmi tacere». Quello di ieri, infatti, è stato il rientro ufficiale di Kirchner alla politica: per denunciare il disastro compiuto in soli 120 giorni dal suo successore di destra, e per invitare gli argentini a unirsi contro «la calamità» provocata dall’arrivo delle destre.
«Non aspettatevi salvatori, né messia – ha detto – prendete la bandiera e marciate». Poi ha ricordato la deputata indigena Milagro Sala, che le ha scritto dal carcere in cui Macri l’ha rinchiusa. Intanto, i movimenti si mobilitano per «abbracciare Telesur», la Tv ideata da Chavez che è stata oscurata in Argentina.