«Non può mai essere considerato giusto privilegiare il capitale finanziario rispetto alla vita dei popoli». Così scrive Adolfo Perez Esquivel – premio Nobel per la pace argentino – al giudice statunitense Thomas Griesa. La sua lettera si unisce a quella dei vescovi, dei paesi del G-77+ Cina, e alle proteste degli organismi regionali come Unasur, Alba, Celac e a quella dei paesi socialisti e progressisti latinoamericani: dal Venezuela all’Uruguay, dall’Ecuador al Brasile.

Il magistrato newyorchese ha sposato la causa dei possessori di fondi speculativi (i fondi avvoltoi), che chiedono al governo argentino di essere rimborsati (pienamente e con gli interessi) per le perdite subite dopo la grande crisi del 2001-2002. Con una sentenza che rischia di influenzare il corso della finanza globale, Griesa ha ingiunto all’Argentina il pagamento di 1.500 milioni di dollari. Buenos Aires ha fatto appello alla Corte suprema Usa, ma questa ha respinto il ricorso il 16 giugno, rimandando il contenzioso a Griesa. Il magistrato ha mantenuto la decisione, manifestando anzi l’intenzione di stornare a favore dei «fondi avvoltoi» la rata di pagamento, pattuita dal governo argentino con il 92,4% dei risparmiatori e destinata ad essere versata nella Bank of New York entro il 30 giugno.

Dopo qualche resistenza e la minaccia di onorare il debito in loco, la presidente Cristina Fernandez de Kirchner ha deciso comunque di versare negli Usa la somma di 832 milioni di dollari. Dopo aver sollevato il caso a livello internazionale e aver ricevuto un ampio sostegno, il governo argentino ha chiesto però che venga sospesa l’ingiunzione di pagamento relativa ai fondi speculativi. Da 12 anni, ogni tentativo di ricontrattare il debito con i «fondi avvoltoi» come già avvenuto con la maggioranza degli altri risparmiatori, è caduto nel nulla. Ora gli avvocati sono nuovamente al lavoro, insieme al mediatore Daniel Pollack, nominato dal giudice Griesa.

Giovedì, il magistrato ha comunque negato la sospensione temporanea della sentenza.

E ieri, dopo aver convocato le parti per una possibile mediazione, ha comunicato che il pagamento effettuato dall’Argentina ai risparmiatori «è illegale e non verrà realizzato»: perché prima si devono risarcire i fondi avvoltoi. «Ogni tentativo di pagare i risparmiatori con il debito ristrutturato – ha detto il magistrato – è illegale, non si può fare e non può essere permesso da questa corte».

La lettera di Perez Esquivel riprende invece le ragioni già avanzate dalla presidente de Kirchner durante un lungo discorso televisivo, e si rivolge a Griesa non «come a un giudice ma come a una persona». Ricorda che quei fondi «fanno parte di un debito contratto alle spalle del popolo», un debito «illegittimo, immorale e ingiusto». Dietro i numeri – scrive Esquivel – ci sono «visi che ci interpellano, di bambini, giovani, donne e uomini vittime dell’ingiustizia sociale e strutturale, dell’impoverimento, della miseria e dell’esclusione sociale che colpisce milioni di esseri umani nel nostro paese, in America latina e nel mondo».

Ieri, dopo la decisione di Griesa, militanti kirchneristi, economisti e organizzazioni sociali sono scesi in piazza a Buenos Aires per ribadire che non accetteranno «estorsioni» dai fondi avvoltoi, e non permetteranno che il sistema finanziario «condizioni il futuro delle prossime generazioni». E che non si dovrà trovare nessuna soluzione che penalizzi le misure sociali.