Le cineteche, gli archivi, le associazioni che si occupano di conservazione del patrimonio audiovisivo italiano devono coordinarsi in vista dell’attuazione della Legge sul cinema. In particolare per quanto riguarda quegli articoli che li toccano più da vicino: il piano straordinario per la digitalizzazione del patrimonio cinematografico e audiovisivo, la destinazione alla formazione del 3% del fondo d’investimento previsto dalla legge (400 milioni di euro) d’intesa con il Ministero dell’Istruzione, ma anche il riconoscimento più organico del concetto di documentario e la creazione di una rete delle cineteche.

Era questo lo scopo del seminario organizzato ieri dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico – Valore e limiti della legge cinema. Temi, questioni e opportunità per archivi e cineteche – al quale hanno partecipato tra gli altri anche il direttore generale per il cinema del Mibact Nicola Borrelli, il neoeletto presidente della Cineteca Nazionale e del Centro Sperimentale Felice Laudadio e Roberto Cicutto, presidente dell’Istituto Luce Cinecittà.

Come spiega infatti il presidente della fondazione Aamod e moderatore del seminario Vincenzo Vita: «Sul punto della digitalizzazione c’è ancora molto lavoro da fare»: lavoro che andrebbe svolto all’interno del Ministero da un gruppo di lavoro e coordinamento costituito proprio da rappresentanti di archivi e cineteche. Una proposta che viene dall’Aamod anche per conto delle strutture omologhe e raccolta non solo da Felice Laudadio – che ha «offerto» la Cineteca Nazionale come punto di riferimento per questo lavoro – ma anche dallo stesso Nicola Borrelli: il piano straordinario per la digitalizzazione e la rete delle cineteche sono punti della nuova legge: «Che si realizzeranno – ha detto – ascoltando gli esperti».

Dal presidente del Centro Sperimentale viene anche un’altra proposta: la creazione di una sorta di organismo di authority, di un «bollino» di qualità per quanto riguarda i restauri, la digitalizzazione o la colorazione, che non sempre sono fatti con competenza. «I falsi restauri – nota Laudadio – sono un malvezzo molto diffuso, vengono venduti come veri ma sono lavaggi, molto pericolosi perché deteriorano le pellicole oltre che per la difesa del diritto d’autore: i cineasti hanno il diritto di controllare le modifiche fatte alle loro opere». Questione da inserire, secondo Laudadio, nei decreti attuativi della Legge sul cinema.

Al seminario si è inoltre discusso dell’inaugurazione, a detta di Roberto Cicutto prevista per ottobre prossimo, del Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema che sorgerà nell’ex laboratorio di sviluppo e stampa di Cinecittà in cui si terranno mostre, seminari, retrospettive. E dove una bibliomediateca metterà a disposizione del pubblico l’archivio dell’Istituto Luce perché, dice Cicutto, «i patrimoni degli archivi devono essere visti». A questo scopo al Luce si pensa anche a una webseries con cui dare nuova vita proprio ai materiali d’archivio, e con cui raggiungere i «nativi digitali».